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Alex Siliberto, l'umiltà premia: «Ho vinto grazie al passaparola»

Alex Siliberto del DìWine Aperitif Made in Florence ha vinto nella categoria Barman all'11ª edizione del sondaggio Personaggio dell'anno dell'enogastronomia e dell'accoglienza, grazie ad un totale di 24.626 preferenze espresse in suo favore al terzo turno.

di Carmine Lamorte
01 marzo 2019 | 11:12
Alex Siliberto, l'umiltà premia: 
«Ho vinto grazie al passaparola»
Alex Siliberto, l'umiltà premia: 
«Ho vinto grazie al passaparola»

Alex Siliberto, l'umiltà premia: «Ho vinto grazie al passaparola»

Alex Siliberto del DìWine Aperitif Made in Florence ha vinto nella categoria Barman all'11ª edizione del sondaggio Personaggio dell'anno dell'enogastronomia e dell'accoglienza, grazie ad un totale di 24.626 preferenze espresse in suo favore al terzo turno.

di Carmine Lamorte
01 marzo 2019 | 11:12
 

Alex Siliberto del DìWine Aperitif Made in Florence ha vinto nella categoria Barman all'11ª edizione del sondaggio Personaggio dell'anno dell'enogastronomia e dell'accoglienza, grazie ad un totale di 24.626 preferenze espresse in suo favore al terzo turno.

Grazie a questo punteggio Alex Siliberto ha superato il secondo classificato Emilio Sabbatini, socio Abi Professional impegnato in Formazione e consulenza per il settore bar, e con lui anche Flavio Angiolillo del Mag Cafè, arrivato terzo.

(Alex Siliberto, l'umiltà premia: «Ho vinto grazie al passa parola»)

Alex Siliberto, da sempre affascinato da questo mestiere, inizia come barman esattamente vent’anni fa. La sua prima esperienza è in un hotel a 4 stelle, dove ricopre il ruolo di commis di bar. Si occupa delle mansioni più umili, ma osserva fin da subito il suo capo barman, Carlo Canevari lavorare: un professionista di classe, dalle grandi qualità e stile senza pari, sempre gentile e disponibile. Negli anni a seguire vuole arricchire il suo bagaglio formativo, lavorando in diversi hotel e american bar milanesi, acquisendo le più moderne tecniche di lavoro, tra mixology e cucina: tutto quello che insomma sta dietro al mondo dell’ospitalità, mantenendo però sempre la testa sulle spalle, così da trasmettere agli altri tutto il rispetto e la professionalità che ha imparato nella sua lunga carriera.

Ha imparato ad essere una persona umile, saggia e meticolosa: ogni singolo giorno ha sempre qualcosa da imparare dagli altri, e quando lo fa ripensa agli inizi della propria carriera, quando ha preparato il suo primo Martini. Attualmente è brand ambassador testimonial di un nuovo brand, “Dì Wine made in Florence”, vino liquoroso nato da una ricetta tramandata in famiglia dalla fine del 1800, ancora oggi segreta. Dì Wine ha la firma di Gabriele Giotti, imprenditore fiorentino che ha puntato su questo prodotto adatto alla mixology, ingrediente per i cocktail più sofisticati.

È socio fondatore di Abi Professional ed è stato il vincitore del primo Concorso nazionale Abi Professional a Roma.

Alex, come sei riuscito ad ottenere così tanti voti?
Penso che per un sondaggio online si debba lavorare molto in gruppo, nel senso che è importante divulgare, condividere con più persone possibili. Ho usato questo metodo: ho inviato tramite Whatsapp il link ad alcuni dei miei contatti più stretti scrivendo di inviarlo successivamente a tutti i loro contatti creando una sorta di catena senza fine. Non è stato facile perché comunque sono entrato in contatto con alcune persone che non sentivo da molto tempo spiegando loro che facevo parte di un sondaggio e quindi avrei avuto bisogno una mano per divulgare il link tramite “passa parola con i conoscenti dei conoscenti”. Un mezzo potentissimo è stato anche Instagram: ho diversi followers sparsi in diverse città. Ho inviato anche in questo caso il link in posta privata, chiedendo se potessero aiutarmi a divulgarlo per votarmi. Ovviamente mi sono prodigato per farmi pubblicità nella zona dove abito, con conoscenti e familiari.

Nel contesto attuale del mondo del bartending cosa pensi sia cambiato?
Sicuramente il look del barman è cambiato molto. Il bartending vent’anni fa - quando ho iniziato la mia carriera - vedeva in prima linea i cocktail classici internazionali. Quando sperimentavo usavo prodotti poveri e semplici, ma con molta fantasia. La realtà di oggi è diversa, la mixology è più elaborata, si lavora molto con gli homemade, con spezie ricercate e con un'infinità di prodotti e attrezzature con lo scopo di realizzare qualcosa di davvero personalizzato e unico. Il tempo porta evoluzione: amavo lo stile di 20 anni fa ma sono altrettanto affascinato da quello attuale.

Come vedi il futuro del barman?
Il nostro è un mestiere stupendo e, se viene svolto con amore e serietà, può portare il barman a spostarsi in capo al mondo purché abbia uno shaker tra le mani. Il barman oggi è una figura che ha acquisito un incredibile fascino in tutto il mondo: è una professione in continua evoluzione nei metodi di lavoro e di ricerca - infiniti i corsi di formazione che è bene segua. Penso sarà un futuro pieno di emozioni per il mondo del bartending.

A Milano, città dove risiedi, quali sono secondo te i locali di maggior attrattività per la preparazione di cocktail, se vuoi fare qualche nome? E quali cocktail ritieni siano maggiormente apprezzati dalla clientela milanese in questo momento?
Milano è una città in continua crescita e ci sono tanti locali dove bere. Giro molto quando esco per l’aperitivo, vado spesso a trovare colleghi. Ci sono locali di maggiore capacità attrattiva, come il Nottingham Forrest di Dario Comini, che a mio avviso è sempre uno tra i più belli e affascinati. Poi il Doping club, il Mag Café, il classico Camparino in Galleria, il bar del Mandarin Oriental e tanti altri. Per quanto riguarda i cocktail, a mio avviso sono sempre i classici ad avere la meglio: l’Americano è un'istituzione, i Martini sono dei classici, il Negroni non manca mai tra le richieste più frequenti del capoluogo lombardo. E ancora, il Sazerak, il Manhattan o un classico long drink come i tanti Gin tonic, che negli ultimi anni fanno tendenza.

Della tua lunga carriera mi sapresti dire cosa ricordi con maggior piacere?
Della mia carriera ricordo il primo giorno dietro il banco bar di un hotel dove iniziai, mi tremavano le gambe ed avevo paura di sbagliare; tutte quelle bottiglie in fila sul bancone che mi creavano un'ansia pazzesca, ma ogni giorno che passava diventava tutto più semplice, sentivo che quel bar stava facendo amicizia con me e quando ci penso ancora oggi mi emoziono molto e mi si stringe la gola.

(Alex Siliberto, l'umiltà premia: «Ho vinto grazie al passa parola»)

Il tratto principale del tuo carattere?
Sono una persona con un carattere molto forte perché sono cresciuto da solo senza la figura di un padre. Vado avanti per la mia strada senza voltarmi e non ho paura di nulla, ma sono allo stesso tempo una persona molto dolce e sensibile.

Il tuo difetto maggiore?
Sono permaloso, ma per poco tempo; poi sono troppo buono, a volte questo porta le persone ad approfittarsene.

Il tuo pregio a cui tieni di più?
Sono una persona molto generosa e ho un cuore grande, penso sempre agli altri.

Il vino che preferisci?
Ci sono diversi vini che amo, sono un appassionato delle bollicine, Ca' del Bosco è uno dei miei preferiti; mi piace molto l’Amarone, sono affezionato ai Donnafugata in generale, amo le cose semplici come me.

I tuoi colori preferiti?
Azzurro, seguito da verde e rosso.

Il tuo hobby?
Leggere libri sull'architettura e sullo studio dei grattacieli in generale, dalle fondamenta alla costruzione. Quando posso provo a suonare il mio pianoforte.

Il tuo sport?
Negli ultimi anni non faccio molto sport, però tutti i giorni da 25 anni faccio 100 piegamenti sulle braccia, ogni singolo giorno.

Lo scrittore che preferisci?
Luigi Pirandello, mi piace molto il Fu Mattia Pascal: è stato uno dei primi libri che ho letto.

Il regista che preferisci?
Ne ho diversi: Federico Fellini, Stanley Kubrick, Martin Scorsese, Steven Spielberg.

Se non vivessi a Milano dove vorresti abitare?
Penso a New York, però quando ci penso mi emoziono e mi si stringe la gola.

hashtag: #premioiat

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