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Il grido di ristoranti e commercio: «Fateci riaprire o moriamo tutti»

Da Torino a Napoli, da Pistoia a Taranto fino a Caserta la protesta di Confesercenti è andata in scena nelle piazze per chiedere alle istituzioni di consentire il ritorno al lavoro e di alleggerire le tasse. Particolarmente simboliche le croci portate a Napoli fino alla Basilica di San Francesco di Paola. Si fa sentire anche il mondo del turismo

 
07 aprile 2021 | 16:00

Il grido di ristoranti e commercio: «Fateci riaprire o moriamo tutti»

Da Torino a Napoli, da Pistoia a Taranto fino a Caserta la protesta di Confesercenti è andata in scena nelle piazze per chiedere alle istituzioni di consentire il ritorno al lavoro e di alleggerire le tasse. Particolarmente simboliche le croci portate a Napoli fino alla Basilica di San Francesco di Paola. Si fa sentire anche il mondo del turismo

07 aprile 2021 | 16:00
 

Dopo che martedì ristoratori, ambulanti, commercianti e bus turistici erano scesi in piazza da Roma a Milano causando anche non pochi disagi (con un poliziotto ferito in piazza Montecitorio) oggi le proteste delle categorie più colpite dalla crisi hanno dato seguito alle manifestazioni con gesti simbolici, significativi, segno di una misura che è colma. Ad organizzare la giornata è stata, come preannunciato, Confesercenti. Parallelamente non è mancata la voce del mondo degli alberghi con Confindustria Alberghi che ha chiesto regole chiare, semplici e veloci per programmare una ripartenza più che mai urgente e necessaria.

Le richieste non sono più variegate e in nome di qualche particolare strategia per uscire dalla crisi e non morire di fame, ma è una sola e ben definita: vogliamo riaprire le nostre attività perché l’unico modo per sopravvivere è lavorare.

La protesta di Napoli Il grido di ristoranti e commercio: «Fateci riaprire o moriamo tutti
La protesta di Napoli

A Napoli la croce del pizzaiolo del Papa

L’immagine più emblematica della giornata arriva da Napoli dove il pizzaiolo del Papa ha portato una croce sulla spalla, simbolo delle tasse, e l’ha deposta all’ingresso della Basilica di San Francesco di Paola a Napoli, mentre suonavano le campane del mezzogiorno. Lui è Vincenzo Staiano, titolare del ristorante «Zi’ Aniello» di Lettere, in penisola Sorrentina, e partecipa alla protesta di Confesercenti organizzata per chiedere riaperture e ristori per i commercianti ormai in ginocchio.

Quindici croci per simboleggiare le difficoltà di questi mesi, una delle quali - con l’insegna Iva, al posto di Inri - affidata a Staiano che in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia fu scelto da Papa Francesco per preparare le pizze alla mensa del Vaticano.

A Torino confronto con gli amministratori locali

A Torino dietro lo striscione "Siamo tutti necessari" protestano a Santa Rita gli ambulanti di generi non alimentari. "Vogliamo lavorare ", lo slogan ripetuto. "Non possiamo più aspettare". I manifestanti hanno incontrato, sul posto, l'assessore comunale al Commercio, Alberto Sacco. «Ero già qui alle 8 del mattino - ha detto - spero possiate riaprire al più presto possibile. La vostra situazione ci è ben chiara, capisco e spero vivamente che si possa tornare arancione. Abbiamo trasmesso tutti i vostri problemi e le vostre richieste al prefetto affinché venga interessato il Governo».

Sacco è stato brevemente interrotto da qualche ambulante che ha urlato "al 28 non ci arriviamo, moriamo prima", poi ha potuto concludere il suo intervento. «I nostri poteri sono limitati, decide Roma», ha aggiunto l'assessore. La protesta, sotto il controllo delle forze dell'ordine, ha parzialmente bloccato corso Orbassano.  La manifestazione è proseguita tutta la mattinata con un corteo nelle vie e piazze del quartiere. Molti i cartelli di solidarietà appesi sulle vetrine dei negozi con il permesso di tenere aperto, dove invece le serrande sono state abbassate. «Dietro ogni negozio chiuso - ha detto uno speaker - c'è una famiglia che non ha più soldi per dare da mangiare ai loro figli. La nostra attività garantisce strade sicure e pulite, noi paghiamo tasse per la scuola, per i trasporti, per le pensioni».


Manifestazione a Torino Il grido di ristoranti e commercio: «Fateci riaprire o moriamo tutti
Manifestazione a Torino


«Siete un esempio, una categoria responsabile che chiede solo di esercitare un diritto: poter lavorare». Così il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, incontrando in piazza Galimberti, nel centro di Cuneo, gli ambulanti di generi non alimentari dei mercati. «È giusto chiedere prospettive e tempi certi - aggiunge il governatore piemontese - piuttosto di moratorie e ristori, sarebbe meglio cancellare un anno di tasse. Incontrerò il premier Mario Draghi e presenterò le vostre istanze».

Anche a Pistoia commercianti in piazza

Protesta degli ambulanti anche in piazza Duomo a Pistoia, dove hanno allestito un finto mercato con i loro furgoni, ma senza merce esposta, per manifestare contro la mancata riapertura dei mercati in zona rossa. «La nostra richiesta è di poter lavorare - ha spiegato Antonio Gualtieri, portavoce degli ambulanti del mercato di Pistoia - perché i ristori non sono sufficienti e a non tutti arrivano, quindi abbiamo assoluto bisogno di lavorare. Noi oltretutto lavoriamo in sicurezza, perché siamo all'aperto, quindi non si capisce perché dobbiamo rimanere chiusi». Per Gualtieri «il problema, per quanto riguarda i ristori, è che chi ha cambiato la società o chi è stato fermo in precedenza per altri motivi, non ha ricevuto niente. Io, per esempio, sono uno di quelli: nel 2019 avevo affittato la licenza a mia moglie, nel 2020 me la sono ripresa, quindi ai fini dei ristori sembra che io non abbia avuto redditi nel 2019 e nel 2020 e perciò non ho ottenuto niente».

Altro fronte quello delle tasse che non sono state congelate. «Io, come molti altri - conclude Gualtieri - ho pagato 8mila euro di Inps e poi tutte le altre tasse, che purtroppo non sono state sospese. Soltanto la tassa suolo pubblico qualche comune l'ha sospesa o ha fatto pagare solo uno o due mesi, ma tutto il resto arriva da pagare come prima della pandemia».

Sit-in a Taranto

A Taranto invece protesta dei commercianti tra sit-in e gilet gialli. “Il futuro non (si) chiude": è la frase riportata su uno dei manifesti esposti dai titolari delle imprese del terziario aderenti a Confcommercio di Taranto, che questa mattina hanno tenuto un sit-in in sulla Rotonda del Lungomare per protestare contro il protrarsi delle chiusure disposte dai decreti governativi per l'emergenza epidemiologica. I manifestanti hanno testimoniato l'urgenza, condivisa da tutte le categorie associate, di consentire - è stato spiegato - la ripartenza delle attività nel rispetto delle regole e dei protocolli di sicurezza e di prevedere indennizzi e sostegni adeguati alle perdite.

Al centro della Rotonda del Lungomare sono stati posizionate buste nere della spazzatura con la scritta "un sacco di debiti" perché, ha detto uno dei commercianti intervenuti, «in questo anno il governo ci ha dato solo tanta immondizia piuttosto che ristori, assistenza e certezza sulle vaccinazioni. Noi continuiamo ad andare avanti con una protesta civile, tutti con la mascherina, rispettando le distanze di sicurezza. C'è una esasperazione dilagante - ha aggiunto - che speriamo non sfoci in manifestazioni ben più dure. Ce lo auguriamo perché vorrà dire che il governo sarà intervenuto finalmente con provvedimenti seri per il commercio e per tutte le categorie che sono state dimenticate da Dio». Per questo pomeriggio, dalle 17, è stata annunciata una nuova iniziativa. I commercianti appenderanno simbolicamente un gilet giallo davanti ai propri negozi e faranno sentire, hanno precisato, il loro "grido di dolore".

Baristi, ristoratori, titolari di negozi di abbigliamento e scarpe, di salumerie, agenti di viaggio, fioristi, panificatori e venditori ambulanti: tutte le categorie del commercio aderenti a Confesercenti sono scese in piazza della Prefettura a Caserta, tramite i loro rappresentanti, per chiedere al Governo "di riaprire subito e tutti" e di avere "ristori più cospicui e veloci".

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