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Tutela del balsamico di Modena Sull'aceto è scontro Italia-Grecia

Inviata un’interrogazione alla Commissione europea da 35 europarlamentari italiani perché sia chiarita la posizione del Governo greco nei confronti della produzione locale di aceto balsamico, bollata come illegittima dall’Italia. La Grecia aveva introdotto la definizione di aceto balsamico greco

31 marzo 2011 | 12:24
Tutela del balsamico di Modena Sull'aceto è scontro Italia-Grecia
Tutela del balsamico di Modena Sull'aceto è scontro Italia-Grecia

Tutela del balsamico di Modena Sull'aceto è scontro Italia-Grecia

Inviata un’interrogazione alla Commissione europea da 35 europarlamentari italiani perché sia chiarita la posizione del Governo greco nei confronti della produzione locale di aceto balsamico, bollata come illegittima dall’Italia. La Grecia aveva introdotto la definizione di aceto balsamico greco

31 marzo 2011 | 12:24
 

Ben 35 Europarlamentari italiani, dei più disparati schieramenti politici, hanno depositato un'interrogazione scritta alla Commissione europea perché sia chiarita la posizione del Governo greco nei confronti della produzione locale di "aceto balsamico", bollata come illegittima dall'Italia.

In pratica, la Grecia subito dopo la registrazione dell'Aceto balsamico di Modena come Igp, nel 2009 ha provveduto a variare la propria legge alimentare introducendo tra gli aceti la definizione di 'aceto balsamico greco”, e ha notificato tale variazione secondo una procedura prevista dalle direttive europee per norme tecniche, che nulla ha a che vedere con gli uffici della Commissione Agricoltura che presiede all'uso delle denominazioni protette per le specialità alimentari.
 


«Una variazione che subito è apparsa strumentale, e tesa ad appropriarsi indebitamente del successo del noto Aceto Balsamico di Modena - afferma Cesare Mazzetti, presidente del Consorzio -: infatti la Grecia, insieme a Francia e Germania si erano opposte alla registrazione della Igp per il nostro aceto, cercando di rendere la denominazione 'balsamico” di libero utilizzo . Si deve infatti sottolineare che non è mai esistita una produzione di 'aceto balsamico” al di fuori dell'Italia, e solo negli ultimi anni, sulla scia dei successi commerciali del prodotto, questi Paesi hanno iniziato a produrre delle vere e proprie imitazioni. Visto l'insuccesso della propria opposizione, il governo greco sostenuto dai produttori locali ha messo in atto un vero e proprio ‘aggiramento' della protezione garantita dalla registrazione Igp, utilizzando una procedura che di fatto riguarda prodotti tecnici e industriali».

Il Consorzio Aceto balsamico di Modena ha sensibilizzato il ministero delle Politiche agricole, che a sua volta ha coinvolto anche il Ministero dello Sviluppo Economico responsabile per le procedure improvvidamente seguite dalla Grecia, che si sono opposti e hanno presentato osservazioni.

«Si è trattato - osserva Mazzetti - di una autentica alzata di scudi italiana, con il ministero delle Politiche aAgricole che ha tenacemente difeso le ragioni dei produttori. Al nostro fianco è doveroso segnalare anche la presa di posizione del presidente della Commissione agricoltura presso l'Europarlamento, Paolo De Castro, e del vasto schieramento di rappresentanti politici di numerosi partiti, che oggi hanno sottoscritto l'interrogazione. E non si tratta dell'interesse di un solo settore, per quanto l'aceto balsamico di Modena Igp con i suoi 90milioni di litri e 400milioni di euro di valore si posizioni molto in alto nella classifica delle denominazioni italiane: gli europarlamentari hanno fatto notare che di fatto la procedura greca, se fosse accettata, vanificherebbe gli effetti dell'intero sistema delle denominazioni protette: qualunque Paese infatti potrebbe variare, sulla scia del successo commerciale di un prodotto Igp o Dop, le proprie norme alimentari per accogliere una denominazione imitativa di questo, e permettere così ai propri produttori di avvantaggiarsene economicamente: un ipotetico ‘grana danese' o tedesco potrebbe così sottrarre vendite al Grana Padano Dop, con conseguente danno economico per gli operatori, confusione per i consumatori, e totale perdita di credibilità al sistema europeo delle denominazioni protette, fortemente voluto da Paesi a forte vocazione agricola come il nostro».


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