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Qualità e sicurezza alimentare, la ristorazione può vincere la sfida delle liberalizzazioni

di Alberto Lupini
direttore
 
31 gennaio 2012 | 14:00

Qualità e sicurezza alimentare, la ristorazione può vincere la sfida delle liberalizzazioni

di Alberto Lupini
direttore
31 gennaio 2012 | 14:00
 

Per un Paese abituato all'immobilismo e alle tutele corporative, le recenti decisioni del Governo rappresentano qualcosa di quasi inimmaginabile. Anche per molti imprenditori seri e per la gran parte dei dipendenti, la sensazione è quella di uno choc che mette in discussione un insieme di equilibri e consuetudini che sembravano inattaccabili. Fra pensioni, tasse, liberalizzazioni, semplificazioni e, si spera, nuove regole per i contratti di lavoro, l'Italia sta subendo un terremoto impensabile fino a pochi mesi fa, quando il 'bunga bunga” o l'antiberlusconismo fine a se stesso scandivano il tempo di una politica lontana anni luce dall'emergenza che dovevamo affrontare.

Ma ora che le cose cambiano sul serio (sempre che i vecchi partiti non affossino tutto il Parlamento) occorre adattarsi in fretta a nuovi modelli organizzativi e culturali. E perché questo succeda rapidamente è indispensabile che i sindacati, di tutte le categorie, si diano una mossa per favorire questa evoluzione. Invece di protestare e porre dei veti che dimostrano solo debolezza, chi ha la responsabilità di rappresentare degli interessi economici deve fare di necessità virtù e smetterla di difendere l'indifendibile. Il mondo del commercio ne è un esempio evidentissimo. Nonostante si tratti di un blocco sociale che per decenni ha goduto di protezioni elevate, in poche settimane si è trovato letteralmente messo con le spalle al muro e senza rete. Sono stati liberalizzati gli orari di apertura contro l'interesse delle piccole e medie aziende, mentre la presunta impunità fiscale del comparto è stata spazzata via con pochi mirati blitz dell'Agenzia delle entrate fra Cortina a Milano. E tutto ciò dopo che una componente importante del terziario come la ristorazione era stata messa in ginocchio dalla demenziale riforma del Turismo dello scorso anno, che aveva spalancato le porte praticamente a chiunque voglia somministrare del cibo.

Proprio ai ristoranti si presenta oggi una delle sfide più difficili: abbandonare l'idea di poter fare barricate di fronte alla deregulation del settore e puntare al contrario all'unico obiettivo capace di dare un futuro al settore, la qualità e la garanzia alimentare. Se da un lato ora tutti possono vendere cibo senza dover rispettare i controlli di igiene e sicurezza che incombono sul ristoratore, queste norme finora vissute come lacci possono diventare un'arma per distinguersi nettamente dal resto del mercato.

I ristoratori sono gli unici oggi capaci di garantire la sicurezza alimentare e su questo devono alzare mura invalicabili per l'accesso al settore. Richiedendo se necessario controlli a tappeto di Nas e Asl per colpire chi sgarra e chi non è in regola con la conservazione e la trasformazione degli alimenti. L'Haccp da vincolo odioso può diventare l'arma per vincere il confronto. Invece di immaginarsi un po' troppo artisti, i cuochi devono tornare alle origini e riavvicinarsi ai medici, con cui condividono la giacca bianca, e occuparsi con più rigore della salute dei propri clienti. Fra allergie, intolleranze, rischi di intossicazione e obesità, il cuoco deve saper offrire una sponda di sicurezza e distinguersi dalla ristorazione industriale, dai fast food o semplicemente dagli improvvisati cucinieri da sottoscala.

E perché non si lascino solo agli altri gli spazi d'azione offerti dalle liberalizzazioni, i ristoranti devono magari riuscire a trasformarsi in piccole locande o allargare l'attività con la vendita di prodotti alimentari. L'importante è mantenere nel cuore dell'impresa una cucina di qualità capace di fare la differenza con tutti gli altri ed essere ambasciatore della cultura, delle tradizioni del proprio territorio e in sintesi di quello stile italiano di stare a tavola che ci è invidiato in tutto il mondo. Una prospettiva a cui dedichiamo non a caso il convegno che insieme a Fipe e Confcommercio toscane abbiamo organizzato per il 25 febbraio a Firenze in occasione della premiazione dei Personaggi dell'anno dell'enogastronomia e della ristorazione.

Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net



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19/03/2012 19:24:00
3) Lavoriamo insieme per sostenere la ristorazione
Caro Roberto, mi spiace che mi si accusi di sparare sulla ristorazione. Penso che si tratta di un disguido in quello che voleva scrivere. Io cerco da sempre di stimolare il settore e le rappresentanze politiche e sindacali per migliorare il sistema della ristorazione. Anche a fronte di decisioni inaccettabili, come una liberalizzazioen sbagliata, non mi fermo a una mera contestazione, ma cerco di indicare alcune vie che chi fa somministrazione di cibo potrebbe intraprendere per uscire più forte dalla crisi. E questo per dare il mio contriubuto a chi, come la sua famiglia, crede nel suo lavoro e lo dimostra ogni giorno.


19/03/2012 18:57:00
2) Si spara sempre sulla ristorazione
Io faccio parte della ristorazione. Sono totalmente in disaccordo su questo editoriale. Non capisco perché si spari sempre sulla ristorazione. E poi queste liberalizzazioni vanno in senso contrario. Invece che aiutare i piccoli li si massacra. Nella mia provincia molti giovani hanno lasciano per troppa burocrazia e tasse. Non ci aiuta nessuno, né i governi né le associazioni di categoria. Io vorrei che qualcuno che comanda venisse a fare magari 12/14 ore al giorno dietro una stufa. è facile fare leggi e scrivere stando seduti comodamente. Scusi lo sfogo ma oramai non se ne può più! Le ricordo che la mia famiglia fa il suo lavoro per la tanta passione che ha. Grazie.


01/02/2012 12:54:00
1) Grazie al Direttore!
L'editoriale del Direttore mi riempie di speranza, che con il passare del tempo era scemata, per un cambiamento forse finalmente arrivato. Mi sono sempre battuto, fin dall'inizio della mia vita lavorativa, per un cambiamento delle regole che hanno frenato lo sviluppo del Paese, ma mi sono trovato spesso isolato e se qualche successo ho ottenuto, mi è stato subito fatto pagare e le forze conservatrici, appena possibile, hanno rimesso le cose a posto. Vedo ora che non sono più solo, ma non illudiamoci, i nostalgici e coloro che sono rimasti fermi al loro passato sono una consistente massa critica che si aggiunge a coloro che temono qualsiasi cambiamento che potrebbe toccare i loro interessi. I primi influenzano le menti più deboli ed i secondi hanno alleati potenti. Una cosa mi spaventa: come conservare l'attuale Governo oltre il tempo massimo assegnatogli?




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