Sembrerebbe confermato il risultato negativo al test del Covid-19 per il presidente brasiliano Bolsonaro (anche se ci sono molti dubbi), ma è sicura invece la positività dei due membri della sua delegazione con i quali il presidente Usa Donald Trump è entrato in contatto la scorsa settimana. Le procedure in questo caso sono standard: quando entri in contatto con casi positivi al coronavirus, scatta in automatico la quarantena di 14 giorni. Invece no, Trump non ne ha bisogno. È Sean Conley, medico della Casa Bianca, a dirlo chiaramente: «La quarantena a Trump non serve», questo perché non presenta alcun sintomo da coronavirus. Che possa essere ansitomatico e contagiare tanti, con le sue innumerevoli strette di mano, non sembra interssare a nessuno. Nemmeno fosse Superman.
Donald Trump e Sean Conley in un'immagine d'archivio
Questo è un altro esempio di come
gli Stati Uniti non prendano abbastanza sul serio la questione
pandemia e seguano quindi il fil rouge che ha caratterizzato le loro mosse negli ultimi giorni (incolpare la Cina per il ritardo di due mesi nel segnalare l'epidemia, incolpare l'Europa e chiuderne di conseguenza tutti i voli da e per senza consultare Bruxelles).
Donald Trump, da quest'ultima notizia, viene spontaneo associarlo al Primo Ministro inglese Boris Johnson, che giorni fa
ha addirittura rifiutato il test nonostante fosse venuto a contatto con il sottosegretario alla salute inglese, Nadine Dorries, risultata positiva al test del Covid-19. Che siano i ciuffi biondi a proteggere del coronavirus?
Nonostante Stati Uniti e Gran Bretagna stiano prendendo negli ultimi giorni più seriamente la questione coronavirus, ancora dimostrano in alcuni casi una certa superificialità, la quale agli
altri Paesi europei, come Francia, Germania e soprattutto Spagna (siamo a oltre 5mila casi)
non può più essere concessa.