Per descrivere l’attuale stato dell’
economia italiana,
Confcommercio non usa giri di parole nel suo ultimo report relativo agli indici di consumo del mese di febbraio: «Una situazione di menomazione produttiva». Prospettiva che riporta il
Paese indietro di un anno
al periodo marzo-aprile 2020.
Horeca in difficoltà: -42,6% di consumi a febbraioPil in crescita a fine anno? Prospettive grigie «I vincoli alla
mobilità, le chiusure degli
esercizi commerciali e dei luoghi di scambio sociale, seppure relativamente meno stringenti e più articolate sul territorio rispetto a quelle di un anno fa, sortiranno effetti molto problematici in quanto si innestano in un sistema economico già fortemente compromesso», si legge nella nota dell’associazione di categoria. Uno
scenario che mette fortemente in discussione anche la previsione di crescita del
Pil del +4% per l’anno in corso.
Ma a pesare non sono solo gli effetti dell’ultimo
Dpcm varato dal Governo Draghi (
e in vigore fino a Pasquetta). Secondo l’Indice dei consumi di Confcommercio (
Icc) già a febbraio si registrava un
andamento negativo su base annua con una flessione del -12,2% (sintesi di una riduzione del -28,2% per i servizi e del -5,8% per i beni) che segue la
contrazione del -17,5% di gennaio.
Una
dinamica che, da un lato, sottintende un modesto
rimbalzo congiunturale (dovuto principalmente alla
maggiore “libertà” a livello di restrizioni anti-Covid) da cui emerge la disponibilità delle famiglie, nel momento in cui ne hanno la possibilità, di tradurre in consumo una parte del risparmio involontario accumulato. Dall’altro lato, però, sancisce la
debolezza del mercato ancora
esposto agli stop&go dei vari decreti e il ritardo della campagna vaccinale.
La ripresa si allontana, ma cresce la fiduciaLa
ripresa, quindi, sembra ancora un miraggio. Tanto che, in seguito alle nuove limitazioni, Confcommercio prevede un nuovo brusco stop nel mese di
marzo per il quale si stima una riduzione del Pil del -4,7% in termini congiunturali. Su base annua, il confronto con il mese iniziale della crisi porta, comunque, a una crescita del +7,3%. Nel complesso del primo trimestre la variazione dovrebbe attestarsi al -1,5% rispetto all’ultimo quarto del 2020 e al -2,6% rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno. Eppure, nonostante il permanere di una situazione ancora molto difficile, il comparto del commercio al dettaglio presenta un
sentiment in crescita del +6,2% congiunturale e una riduzione tendenziale del -11,8%.
Horeca in estrema difficoltàAndando più nello specifico, i diversi
settori dell’economi italiana presentano un quadro particolarmente articolato. Per la prima volta dopo molti mesi, il settore dell’alimentazione mostra qualche elemento di difficoltà, situazione determinata anche dal confronto con un periodo in cui l’affacciarsi della crisi sanitaria aveva portato a un forte aumento delle scorte da parte delle famiglie. Per quanto riguarda l’
Horeca, il dato è impietoso: -58% a gennaio e -42,6% a febbraio.
La
filiera turistica, la mobilità e i settori legati alla fruizione del tempo libero continuano a essere i più penalizzati. Il protrarsi di riduzioni prossime o superiori al 50% da un anno rende sempre più difficile immaginare un’uscita dalla crisi, peraltro non immediata, che non implichi pesanti ripercussioni su questi settori con effetti che potrebbero durare più a lungo della crisi sanitaria.
Prezzi: a marzo stime piatte per ristoranti e alberghiInfine, sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei
prezzi al consumo, Confcommercio stima per il mese di marzo 2021 un aumento dello 0,2% in termini congiunturali e dello 0,7% su base annua. Per i
servizi ricettivi e di
ristorazione lo stesso dato si attesta su un +0,1%. Su questa moderata ripresa dell’inflazione continuano a pesare gli aumenti registrati dai prodotti energetici, in seguito alla ripresa dei corsi delle materie prime petrolifere.