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Clienti colti da acquazzone? Vietato ripararsi nel locale, scatterebbero le sanzioni

Se durante un pranzo o una cena nel dehors inizia a diluviare, bisogna trovare rifugio ovunque, ma non all'interno del locale. «Sono assembramenti» spiega la Polizia Locale di Bergamo

di Federico Biffignandi
 
05 maggio 2021 | 12:04

Clienti colti da acquazzone? Vietato ripararsi nel locale, scatterebbero le sanzioni

Se durante un pranzo o una cena nel dehors inizia a diluviare, bisogna trovare rifugio ovunque, ma non all'interno del locale. «Sono assembramenti» spiega la Polizia Locale di Bergamo

di Federico Biffignandi
05 maggio 2021 | 12:04
 

Cosa succede se mentre ci apprestiamo a pranzare o cenare all’aperto e, a metà pasto inizia a piovere a tal punto che restare seduti diventa impossibile? La domanda se la sono posta tutti i ristoratori nel momento in cui il Decreto ha stabilito che bar e ristoranti avrebbero potuto riaprire dal 26 aprile, ma solo all’esterno. E ora, che il Governo non ha più battuto ciglio su questa norma i dubbi restano. Tra le tante sfumature di questa situazione paradossale c’è il dubbio: si possono accogliere all’interno del locale i clienti per permettergli di ripararsi? La risposta è no, anche se la disposizione non è chiara e le forze dell'ordine assicurano che vigerà il buonsenso.

in caso di pioggia, meglio scappare... Clienti colti da acquazzone? Vietato ripararsi nel locale

in caso di pioggia, meglio scappare...

Il precedente del bagno...

La regola, letta rigidamente, spiega che entrare nel locale è consentito solo per il pagamento del conto (anche se è consigliato effettuare l’operazione all’esterno, meglio se tramite pagamento digitale) oppure per usufruire del bagno. Su quest’ultimo punto c’era stata incertezza fino all’ultimo perché nel decreto era stato scritto che si poteva utilizzare solo in caso di estrema necessità; ma quale era questa estrema necessità? Poi le Faq hanno fatto chiarezza, ma il fatto che ci sia stato bisogno di quelle per chiarire una norma che sembrava scontata (in favore dell’utilizzo) lascia diverse incertezze, appunto, su che cosa si rischierà se si darà rifugio ai clienti.

La versione della Polizia Locale di Bergamo

A rispondere è il comandante della Polizia Locale di Bergamo, Gabriella Messina: «Alla base di ogni controllo e sanzione - spiega - vigerà come sempre il buonsenso, che è alla base di tutto. Tuttavia non è in alcun caso consentito che il gestore di un locale pubblico faccia entrare all’interno i clienti, anche se dovesse venire a piovere improvvisamente. Sarebbe assembramento e non avrebbe senso far sedere i clienti all’esterno e poi “stiparli” senza distanze. Per cui se dovessero avvenire controlli in quel momento scatterebbero le sanzioni previste». Che, minimo, prevedono 5 giorni di chiusura per il locale stando alle disposizioni ministeriali.

«Non è ancora successo un caso del genere - prosegue la comandante - anche perché ormai i  dehors sono predisposti in modo che se anche piovesse darebbero sufficiente riparo. Anche a livello di controlli non abbiamo rilevato irregolarità, i locali sono a norma, alcuni chiamano per avere delucidazioni dettagliate, quelle che abbiamo gliele diamo, sulle altre abbiamo dubbi anche noi e attendiamo disposizioni dal Governo».

Gabriella Messina Clienti colti da acquazzone? Vietato ripararsi nel locale
Gabriella Messina


Giannini (capo della Polizia): Dobbiamo gestire una molla iper-compressa

La mancanza di direttive ministeriali su questo caso specifico rappresenta l’ennesima lacuna. La prova arriva immediatamente confrontando le parole della comandante Messina con quelle di Lamberto Giannini, capo della Polizia che si è rifatto alle parole del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, la quale ha precisato da subito che i controlli dal 26 aprile sarebbero stati equilibrati e all’insegna del buonsenso. «Stiamo affrontando una popolazione di 60 milioni di persone - ha detto Giannini sulle pagine del Messaggero - che da più di un anno è come una molla iper-compressa. Il nostro compito è evitare che il rilascio della molla avvenga tutto insieme».

Sulla stessa linea anche Girolamo Lacquaniti che, sempre sul Messaggero, spiega: «Le situazioni vanno analizzate caso per caso. Se sto mangiando fuori e sono sorpreso dall’acquazzone ed entro nel ristorante per ripararmi, è facile immaginare che qualsiasi poliziotto venga a fare un controllo in quel momento manifesti maggiore tolleranza».

Già, ma a questo punto siamo al punto di prima, quello che ci riporta al caso del bagno: come distinguere le situazioni di emergenza? Come valutare caso per caso? Vuol dire creare precedenti e discriminazioni, senza dubbio perché poi tra colleghi la voce corre e diventa una guerra tra poveri sceriffi. Purtroppo, va detto, la situazione è sporcata da quei ristoratori che ancora si fanno beffe delle disposizioni (e del Covid) e continuano a lavorare anche all’interno dicendo che altrimenti falliscono o che lo fanno perché non condividono le scelte governative. Situazioni queste che non fanno bene all’immagine della ristorazione che sono pur comprensibili dato che al centro c’è la sofferenza di un intero settore, ma che rischiano di rendere i controlli generali più severi e meno tolleranti.


© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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