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La nuova frontiera dei vitigni resistenti alle malattie fungine

Fondamentale il ruolo dei ricercatori della Fondazione Edmund Mach. Pionieri di questa filosofia l'altoatesino Werner Morandell e una pattuglia di vignaioli trentini che puntano sulla biodiversità

 
08 marzo 2021 | 15:00

La nuova frontiera dei vitigni resistenti alle malattie fungine

Fondamentale il ruolo dei ricercatori della Fondazione Edmund Mach. Pionieri di questa filosofia l'altoatesino Werner Morandell e una pattuglia di vignaioli trentini che puntano sulla biodiversità

08 marzo 2021 | 15:00
 

Solaris, Bronner, Johanniter, Aromera, Muscaris, Souvignier Gris, Regent, Sevar sono alcune delle trenta e più varietà di viti che costituiscono la nuova frontiera vitivinicola del nuovo millennio. Una nuova grande famiglia di vitigni: la famiglia dei cosiddetti "Piwi", incroci tra la vite europea, americana e asiatica. La sigla "Piwi" altro non è che l'acronimo tedesco del termine Pilzwiderstandfahig: sono quei vitigni resistenti alle malattie fungine (oidio, peronospora, botrite, mal dell'esca) che affliggono da tempo la viticoltura mondiale.

Il Pinot Regina - La nuova frontiera dei vitigni resistenti alle malattie fungine

Il Pinot Regina

Piwi International: un progetto europeo
Questi vitigni, conosciuti anche come “super-biologici”, permettono di eliminare del tutto o quasi i trattamenti anticrittogamici e di produrre vini di altissima qualità nel totale rispetto dell’ambiente circostante. Problema quest’ultimo che si è aggravato alla luce dei recenti cambiamenti climatici e che vede impegnati numerosi istituti di ricerca. In particolare la stazione sperimentale di Friburgo (Svizzera) e la Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige (Trentino). L'obiettivo è di contrastare con armi efficaci e rispettose dell'ambiente il flagello della peronospora, dell’oidio e della botrite, le più temute malattie fungine della vite. Alla fine degli anni Novanta del secolo scorso ad Einsiedeln (Svizzera) è stata fondata l'Associazione Piwi International che oggi è presente in dieci Paesi europei: Svizzera, Germania, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Francia, Olanda, Belgio, Danimarca, Italia. Unico Paese extraeuropeo il Canada.

I vitigni resistenti del Trentino
In Trentino sono sette i vitigni resistenti alle principali patologie fungine che si dimostrano particolarmente performanti. Si tratta delle già collaudate varietà Solaris, Souvignier Gris e Pinot Regina cui vanno aggiunte e sono disponibili per la coltivazione il Nermantis, il Termantis, il Valnosia e il Charvìr, recentemente iscritte nel registro nazionale delle varietà consentite. Sono il frutto dell’attività di miglioramento genetico che ha visto impegnata un'equipe di ricercatori della Fondazione Edmund Mach. Il progetto di ricerca, coordinato dal Consorzio Innovazione Vite (Civit) e per gli aspetti scientifici dall'Istituto di San Michele all'Adige, ha avuto come partner per quanto riguarda il mondo produttivo quattro cantine del Trentino: Cavit, Mezzacorona, La Vis e Ferrari spumanti.

Il Souvignier Gris - La nuova frontiera dei vitigni resistenti alle malattie fungine
Il Souvignier Gris

I tecnici e i ricercatori della Fondazione Edmund Mach hanno testato per tre anni dal punto di vista agronomico ed enologico oltre 30 varietà di vite resistenti presenti sul mercato. Le hanno attentamente studiate nei campi sperimentali dislocati in Piana Rotaliana, Vallagarina e Valsugana, per capire innanzitutto come si adattano a diverse altitudini e a diverse condizioni climatiche, valutandone anche la fenologia, la fertilità, la produttività, la tolleranza alle principali malattie fitosanitarie e il potenziale enologico rispetto a due varietà tradizionali: Chardonnay e Marzemino. Tra queste 30 varietà, sette risultano quanto mai promettenti: il Solaris, il Souvignier Gris, il Pinot Regina, il Nermantis, il Termantis, il Charvìr e il Valnosia. Quest'ultima varietà, in particolare, resistente alla peronospora, si caratterizza per la spiccata aromaticità che ricorda la Nosiola dalle cui uve nasce il famoso Vino Santo trentino.

Il Solaris - La nuova frontiera dei vitigni resistenti alle malattie fungine
Il Solaris

Queste varietà possono rappresentare un’opportunità per areali viticoli confinanti con aree sensibili, dove le limitazioni ai trattamenti fitosanitari rappresentano un grosso limite, e nelle aree dove anche a causa della pendenza la meccanizzazione è impossibile.

Il pioniere Werner Morandell
Negli ultimi anni sta crescendo sempre più tra i consumatori l’interesse per i prodotti ottenuti con tecniche il più possibile rispettose dell’ambiente. Nel settore vitivinicolo pioniere di questa filosofia legata all’ecosostenibilità e alla biodiversità è l’altoatesino Werner Morandell, titolare dell’Azienda Lieselehof di Caldaro. Autore di una bellissima pubblicazione sui vitigni resistenti, lui stesso ne ha selezionati 360. La messa al bando di pesticidi, insetticidi e anticrittogamici è stato il primo passo per abbracciare con convinzione l’agricoltura biologica e biodinamica. Tra i vini cult della casa meritano una segnalazione il Brut metodo classico da uve Souvignier Gris, il Bronner Julian nella duplice versione tappo a vite e Orange, il Vino del Passo (da vigneti ubicati a 1.300 metri di quota al Passo della Mendola (proprio al confine tra il Trentino e l'Alto Adige) e il mitico Bronner passito Sweet Claire  Riserva, autrentica rarità.  

I protagonisti della new wave biologica
In Trentino Morandell ha trovato una nutrita pattuglia di seguaci che stanno mettendo in pratica i suoi insegnamenti puntando sulla naturalità del vino. Tra coloro che hanno creduto per primi a questo progetto meritano sicuramente una citazione Mario Pojer e Fiorentino Sandri. Con le uve Solaris hanno lanciato sul mercato (in Giappone va a ruba) lo “Zero infinito”, un vino frizzante naturale prodotto con una tecnica ancestrale. Nasce a Grumes, in Alta Val di Cembra, a mille metri di quota, su un terreno che era stato abbandonato negli anni Cinquanta e che Pojer & Sandri hanno restituito a nuova vita. Con una intelligente operazione di recupero storico-ambientale. Terrazze, muretti a secco e tutt’attorno un bosco che fa da barriera protettiva a eventuali trattamenti chimici dei vicini. Il nome “Zero infinito” lo aveva suggerito a Mario Pojer il giornalista Francesco Arrigoni, allievo prediletto di Veronelli, che lo aveva assaggiato nella versione naturale. Laddove la parola “zero” sta a significare zero trattamenti chimici, zero insetticidi, zero solfiti aggiunti, zero lieviti liofilizzati, zero charifiche, zero antiossidanti. Naturale come natura lo ha fatto.

Tra i produttori che hanno aderito al progetto Piwi meritano altresì un incoraggiamento l’azienda Pravis di Lasino, con il Solaris Naran. Ed ancora: El Zeremia di Revò, con lo Johanniter,  Nicola Biasi di Coredo, con il “Vin de la Neu”, Johanniter in purezza. I fratelli Luca e Massimiliano Calliari di Santa Croce del Bleggio, con il Lingera da uve Solaris e il Sonata da uve Souvignier Gris. Francesco Poli di Santa Massenza, con il Naranis, blend di Bronner e Solaris. Le Terre del Lagorai di Castel Ivano, con il Solaris. La Cantina Pravis di Lasino con lo Johanniter Naran metodo classico, il Solaris Naran, il Souvignier Gris.

E ancora: Emma Clauser dell'azienda Molino dei Lessi di Lavis, con lo Johanniter. Filippo Scienza della Vallarom con i vini biovegan. Nicola Del Monte dell’azienda Filanda De Boron di Tione che propone il Dedit, un Solaris bianco affinato in barrique d’acacia, sapido, elegante, floreale e il Lauro, uno spumante millesimato Extra Dry sempre da uve Solaris.

Silvano Clementi: l'uso della chimica in agricoltura è un paradosso
Un discorso a parte merita Silvano Clementi, nume tutelare di Villa Persani. Persani di Lavis che alla Fondazione Edmund Mach svolge la funzione di ricercatore nel settore vitivinicolo. In particolare per quanto riguarda la selezione di nuovi vitigni resistenti agli attacchi della peronospora e dell’oidio. Già dall’impianto dei nuovi vigneti e frutteti della tenuta di famiglia emerge l’impronta filosofica di Silvano Clementi: abbandonare la chimica per salvaguardare l’ambiente puntando sul biologico. E i suoi vini ne sono la testimonianza. Piacevolmente aromatico l’Aromatta Piwi Cuvée, da varietà resistenti, freschi e sapidi. Il Molin, un blend di Incrocio Manzoni e Riesling Renano, la Nosiola Raetica, il Pinot Grigio Performance. Il Nerosilvo, blend di Teroldego e Lagrein, lo spumante Silvo Brut Nature con il fondo da uve Souvignier Gris con altri vitigni resistenti.

«L’uso della chimica in agricoltura – sostiene Silvano Clementi – è un paradosso ambientale. Il settore secondario non può sostenere il settore primario cosi come le pratiche chimiche non possono sostenere la fertilità della terra. La nostra mission è quella di avvicinare il palato dei consumatori ad una nuova, ma che è antica, sensazione di naturalità». Parole sante.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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