Che a
Milano molti locali, complice anche la crisi, preferiscano rischiare la multa piuttosto che emettere tutte le ricevute o gli scontrini dovuti, è purtroppo una brutta realtà con cui dobbiamo fare i conti. E che da tempo condanniamo. Se questo succede
nel cuore della Lombardia (non più così virtuosa come un tempo viste le inchieste sul malgoverno che la stanno sconquassando...), figuriamoci cosa può succedere nel resto del Paese. Nel Milanese, secondo stime della Guardia di finanza,
un commerciante su tre non rilascerebbe scontrini o ricevute. Una situazione che si accompagna a quella dei ripetuti sequestri di
merce contraffatta (spesso prodotti alimentari, come l'ennesimo caso di
mozzarelle tarocche 'made in camorra”) e che mostra una situazione assolutamente negativa a cui bisogna porre rimedio in tutta Italia.
Ma non è additando continuamente gli untori che si può ripristinare una situazione di legalità. I conti in nero sono in calo da tempo nei ristoranti milanesi e il progressivo aumento dei pagamenti elettronici ha da tempo scoraggiato le azioni di furbizia dei gestori. Servono segnali decisamente più forti che non i
soliti blitz della Finanza: a partire da un senso etico più alto. Giusto ciò che la politica, anche in Lombardia, ha smarrito da tempo. Basti pensare che in Consiglio regionale l'attenzione più alta è oggi per le possibili dimissioni della Minetti, l'ex sexy igienista dentale di Berlusconi, e non per le decisioni strategiche sull'Expo 2015.
E del resto, non è che a livello nazionale siamo messi poi molto meglio. Certo Mario Monti e Giorgio Napolitano hanno restituito un'immagine di credibilità e sobrietà alle nostre istituzioni. Ma per il resto la casta resta intatta coi suoi privilegi. E nemmeno segnali forti come i tagli agli stipendi dei manager delle aziende pubbliche (spesso
carrozzoni in perdita) vengono applicati. Anzi questi autentici boiardi di Stato, spesso col solo merito di disporre di padrinaggi di partito, hanno redditi che in nessuna azienda privata potrebbero mai spuntare. Ma da noi restano al loro posto e a parità di retribuzione. Forse sarebbe il caso che il neo ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, oltre a premere il pedale della giusta caccia agli evasori fiscali, cominciasse ad usare un po' di bisturi (anche se la mannaia sarebbe più efficace) per tagliare ai vertici del sistema pubblico le troppe posizioni di vergogna.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.netArticoli correlati:
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