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Ristoratori contro le sagre: «Spietata concorrenza sleale»

Dopo la mobilitazione di esercenti del Mugello e di Grosseto che si sono mossi per una regolamentazione delle sagre e dopo il “Manifesto delle sagre autentiche” firmato da Fipe-Confcommercio e dall’Unione delle Pro loco, ora l'appello alla Regione dei ristoratori della Confcommercio Valle d'Aosta

31 agosto 2012 | 12:24
Ristoratori contro le sagre: «Spietata concorrenza sleale»
Ristoratori contro le sagre: «Spietata concorrenza sleale»

Ristoratori contro le sagre: «Spietata concorrenza sleale»

Dopo la mobilitazione di esercenti del Mugello e di Grosseto che si sono mossi per una regolamentazione delle sagre e dopo il “Manifesto delle sagre autentiche” firmato da Fipe-Confcommercio e dall’Unione delle Pro loco, ora l'appello alla Regione dei ristoratori della Confcommercio Valle d'Aosta

31 agosto 2012 | 12:24
 

Crisi, false recensioni su TripAdvisor, e, non ultime, le sagre tarocche: è un'estate difficile per i ristoratori. Italia a Tavola e Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) si stanno battendo da anni in aiuto dei ristoratori perché proprio recensioni e ricatti sul web e sagre non autentiche minacciano ogni giorno gravemente il Made in Italy. Dopo la mobilitazione di alcuni esercenti del Mugello e quella del Comune di Grosseto che nell'aprile scorso si sono mosse nella direzione di una regolamentazione delle sagre, e dopo il 'Manifesto delle sagre autentiche” firmato da Fipe-Confcommercio e dall'Unione delle Pro loco, con il sostegno di Italia a Tavola, sono scese in campo anche Fipe-Confcommercio Imprese per l'Italia Valle d'Aosta e Ascom, che ancora una volta denunciano la maggiore libertà delle sagre e feste di piazza per le quali non sussistono le stesse regolamentazioni applicate ai ristoranti.



Le variegate e sempre meno 'autoctone” feste di paese che si susseguono dal nord al sud della Penisola, per gli esercenti somigliano a una vera e propria giungla senza alcuna regola in fatto di scontrini e ricevute. Un 'paradiso fiscale” che determina, stando alle associazioni di categoria, una concorrenza sleale che sottrarrebbe ai ristoratori, ancor più in tempi di crisi, incassi da capogiro. A lanciare la provocazione era stato Leopoldo Gerbore, presidente ristoratori Fipe-Confcommercio Imprese per l'Italia Valle d'Aosta e referente Fipe nazionale, che aveva espresso la preoccupazione dei ristoratori nei confronti delle sagre di paese, slegate dal territorio.

E a rincarare la dose ci pensa anche l'Ascom. Le sagre, spiega all'Adnkronos Giorgio Bove, presidente dell'associazione dei ristoranti Fepag Ascom Genova, «sono numerose, ogni settimana ne spunta una nuova, durano diversi giorni, fanno incassi che molti locali se li sognano, operando in condizioni diverse dalle nostre e senza controllo. Dove vanno tutti quei soldi? Non esistono scontrini e ricevute fiscali. Il fatto è che dietro alle sagre ci sono le Pro loco e dietro alle Pro loco ci sono i politici. Noi chiediamo chiarezza e il coinvolgimento dei ristoratori in queste iniziative».

«Chiederemo chiarezza e condizioni uguali per tutti - aggiunge Bove - non è giusto che ristoratori professionisti debbano fare fronte a obblighi normativi e fiscali a cui gli altri non sottostanno. In sagre e feste di partito lavorano volontari, alle sagre non si emettono scontrini e ricevute fiscali». «Ma la questione - aggiunge - non riguarda solo sagre e feste, anche tra i bar che offrono servizi di ristorazione non tutti sono in regola, non tutti osservano le norme sulla ristorazione a cui sarebbero tenuti». «Le sagre di paese sono importanti - afferma all'Adnkronos il presidente romano della Fipe, Nazareno Sacchi - non vogliamo abolirle ma comunque devono avere le stesse regole che abbiamo noi. C'è anche la possibilità di collaborare con loro, perché creano movimento, ma per diventare un bene collettivo e' necessario che ci sia la volontà».

La Valle d'Aosta fa storia a sé. Sono almeno 140 le sagre nella regione per un giro d'affari di gran lunga superiore al milione e mezzo di euro, e, a quanto denunciava i ristoratori Fipe, vengono in buona parte sottratti al settore della ristorazione stanziale. In particolare, i ristoratori lamentano una vera e propria concorrenza sleale da parte di queste manifestazioni. «Un sondaggio tra gli associati - spiega Fipe Valle d'Aosta - ha evidenziato che l'82% delle imprese ha dichiarato che nel triennio 2009-2011 ha subito una riduzione del fatturato media del 20%, mentre solo il 18% parla di una sostanziale stabilità».

Insomma, stando alle parole di Gerbore, «come nel resto d'Italia, anche in Valle d'Aosta le sagre proliferano in maniera sempre più indiscriminata e il legame con il territorio è sempre più debole». «Mi chiedo - aggiunge il presidente di Fipe Vda - quale legame abbiano con il territorio sagre come quella dell'asado Argentino, del pesce di mare, delle rane (non mi si dica che sono una peculiarità valdostana) e le numerose feste della birra ecc.».

L'usanza di organizzare sagre non autoctone sembra ormai una realtà consolidata nel nostro paese tanto che molte hanno superato le cinque edizioni e alcune sono arrivate a festeggiare perfino il decennale. E, in effetti, di sagre "fuori luogo" si trova copiosa letteratura. A cominciare da quella della paella, esportata da Valencia alla realtà reatina, in quel di Colle di Tora, e nel piacentino, a Bobbio. Ma c'è stato anche chi ha 'osato” esportare cannoli siciliani e arancini sotto le cime di Stelvio e Gavia, distribuendo le specialità sicule a Bormio, in provincia di Sondrio. Nell'entroterra ligure, precisamente a Casella, provincia di Genova, si mangiano all'interno della stessa festa sia lo stoccafisso alla ligure che il 'porceddu” sardo, in un vero e proprio scambio gastronomico. La polenta invece è di casa a Sermoneta, provincia di Latina, ma il motivo qui è storico-culturale: la zona è stata luogo di bonifica a inizio del secolo scorso e molte delle persone arrivate nell'agro pontino erano veneti e lombardi.


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27/11/2017 09:35:11
4) Roma contro Latina
Fanno bene a regolamentare le sagre. Qui ad Anzio, vicino Roma, c'è stata sempre un'invasione da parte dei commercianti di Latina. Quelli di Latina sono terribili e si inventano tutti i tipi di imbrogli per dominare quelli di Roma. Noi da giovani ci facevamo sempre a botte perchè capiscono solo le botte. Ad Anzio, nei mercatini, si sono comprati i posti dei commercianti di Latina e forzano quelli della zona a comprarsi posti a Latina perchè finiscono i posti e non ci sono più. Quelli di Latina si fanno i chilometri, fino a 300 e più chilometri per andare a lavorare dove possono rubare gli affari ad altri commercianti. La gente non ne sa abbastanza di questo fatto ma è un fatto vero. Molti latinensi sono mafiosi e fanno impicci persino per rubare le proprietà di quelli di Roma. La battaglia si estende anche e soprattutto per il controllo dei sindacati ed infatti come un sindacato di Roma apre un ufficio arriva anche un ufficio concorrente da Latina. Dunque è bene fare controlli a tappeto e forzarli a fare scontrini fiscali. Ben fatto!
Roberto Stasi

10/09/2012 11:48:00
3) Indispensabili i controlli!
Gentile Roberto Soldi, da quello che scrive, credo che lei sia fuori dal settore della ristorazione, e se è così mi vengono i brividi per quello che dice, ma si rende cobnto delle norme che un ristoratore deve osservare e da quanti controlli è sottoposto? a me le sagre mi stanno bene, ma nel modo più serio e professionale e con controlli come avvengono nella Ristorazione, può darsi che in certe sagre i prezzi siano più bassi,evdidentemente lei fa parte di quella schiera di avventori che si accontenta solo del prezzo che paga e non della qualità

cuoco ristoratoreristoratore
09/09/2012 16:10:00
2) Servono controlli sull'igiene
Le sagre sono una grande bufala, dove viene cotto e servito di tutto, ma a parte questo se ai frequentatori va bene ci vadano pure, per il sottoscritto posso anche farle,Però dovrebbero osservare tutte le regole che ci sono nella ristorazione, e soprattutto fare le ricevute fiscali e assicurare tutto il personale,e vedrete che le sagre finiscono, si vuole combattere l'evasione?...si.. allora controlliamo anche le sagre dall'igiene del personale agli alimenti. a.b.

cuoco ristoratoreristorante Operan Teatro del Gusto
06/09/2012 12:48:00
1) Le sagre non fanno concorrenza sleale
1) Credo sia diventata la nuova moda quella di sparlare delle sagre. Non so se da un punto di vista del rispetto delle regole sanitarie (ovviamente mi auguro di si) sia tutto in regola, è anche vero che qualche volta non vengono emessi scontrini fiscali (ma nei rifugi/agriturismi/malghe di montagna vi è mai capitato che non fosse emesso scontrino?). Credo non si tratti di concorrenza sleale, in quanto i prezzi che trovo in una sagra non li trovo certo in un ristorante.




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