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Etichetta e tracciabilità alimentare La grande occasione per l’Italia a tavola

di Alberto Lupini
direttore
 
25 gennaio 2011 | 10:26

Etichetta e tracciabilità alimentare La grande occasione per l’Italia a tavola

di Alberto Lupini
direttore
25 gennaio 2011 | 10:26
 

Se nel mondo non invidiano certo il verminaio che fra palazzo Grazioli o villa San Martino ci sta facendo fare una figura di m..., in questi giorni l'Italia può ben dare lezioni di civiltà e mettersi in prima linea per la salvaguardia della salute e della genuinità a tavola. La nuova legge italiana sull'etichettatura dei prodotti alimentari (anche se osteggiata dalla grande industria e da molti Paesi della Ue) è infatti un formidabile strumento per far saltare l'inerzia comunitaria dove si preferisce fare finta che l'emergenza diossina in Germania, solo per fare un esempio, sia un'eccezione rispetto a un preteso rigore che è tutto da dimostrare.

E proprio perché la nostra salute (e in questo caso anche l'interesse economico nazionale) deve avere la prevalenza sugli equilibrismi burocratici di Bruxelles (rispetto ai quali ci siamo piegati troppe volte), l'Italia deve applicare subito la legge anche a costo di aprire un contenzioso con l'Ue. In gioco ci sono valori assoluti (anche economici, lo ribadiamo) come trasparenza, sicurezza e qualità dei cibi, e visto che in Italia siamo forse i primi in Europa (secondo il Governo) è giusto che non sprechiamo questa occasione per tirare la volata a tutta la Comunità europea. Anche a costo di metterci in conflitto - e serio - con la Commissione europea che non gradisce certo questa decisione così forte e insolitamente bipartisan assunta dal nostro Parlamento.

Da sempre 'Italia a Tavola” si è battuta per chiedere l'istituzione di regole precise per la tracciabilità dei prodotti, contestando le finte vittorie sbandierate dall'ex ministro Zaia sull'etichetta (fasulla) dell'olio. Ora che siamo davvero vicino ad una rivoluzione non dobbiamo fermarci e non possiamo cadere nella trappola di svuotare di contenuti veri le nuove norme. Dobbiamo in particolare sgombrare ogni equivoco sul cosiddetto 'principio di prevalenza” che la legge introduce per quel che concerne l'indicazione della materia prima agricola utilizzata per i prodotti trasformati. Nei decreti attuativi non ci possono essere equivoci: un'etichetta che dovesse riportare percentuali di prodotto proveniente da più Paesi - e non solo dall'Italia - non può contenere l'indicazione di prodotto italiano. Se ci sono componenti non italiani deve prevalere il principio che l'alimento, se pur assolutamente valido, non può definirsi italiano. E questo non già per banale provincialismo o campanilismo, ma perché l'Italia ha il diritto di far valere la leadership conquistata con fatica in questi anni in campo alimentare.

Anche se ci sono ancora molti truffatori e adulteratori in circolazione, non dobbiamo dimenticare che in Italia ci sono un terzo delle imprese biologiche europee e un quarto della superficie bio dell'Unione (per oltre un milione di ettari). La nostra agricoltura è inoltre leader nei prodotti tipici con 214 prodotti a Denominazione o Indicazione di origine protetta riconosciuti dall'Unione europea, senza contare le 4.511 Specialità tradizionali censite dalle regioni.

Grazie a quello che si è fatto nei campi e a questa nuova legge, ora siamo in grado di dare valore assoluto al Made in Italy a tavola e utilizzare al meglio il riconoscimento dell'Unesco del valore della Dieta mediterranea. Dopo che tanti Soloni e inutili maître à penser ci hanno contestato per il nostro sostegno al ministro Giancarlo Galan, che ha ottenuto il sigillo dell'Unesco, ora possiamo davvero far valere nel mondo un modello nutrizionale ormai universalmente riconosciuto fondamentale ai fini del mantenimento di una buona salute. Le opportunità di proporre al mondo prodotti locali, stagionali, freschi di cui l'Italia è particolarmente ricca e che ora saranno garantiti anche in tutte le fasi di trasformazione ci può aprire prospettive quasi impensabili e capaci di farci superare anche i traumi di un'eventuale trasferimento all'estero della Fiat. L'importante però è non perdere il treno e giocare fino in fondo la partita e il braccio di ferro, che sarà durissimo, con l'Unione europea.

Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net




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