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La famiglia Cerea restaura due opere di natura morta all'Accademia Carrara

La famiglia Cerea, proprietaria del marchio Da Vittorio, ha restaurato due nature morte di Franz Godin esposte all'Accademia Carrara di Bergamo, rafforzando il legame con il patrimonio artistico locale

di Luca Bassi
 
30 luglio 2024 | 10:48

La famiglia Cerea restaura due opere di natura morta all'Accademia Carrara

La famiglia Cerea, proprietaria del marchio Da Vittorio, ha restaurato due nature morte di Franz Godin esposte all'Accademia Carrara di Bergamo, rafforzando il legame con il patrimonio artistico locale

di Luca Bassi
30 luglio 2024 | 10:48
 

Dall'arte della cucina a quella della pittura il passo è breve. Lo sanno benissimo i componenti della famiglia Cerea, titolari del marchio Da Vittorio e di tutto l'impero che ne è nato negli ultimi trent'anni, che hanno deciso di muoversi attivamente in favore del patrimonio culturale della loro Bergamo. Come? Attraverso il restauro di due opere, oggi disponibili al pubblico nelle sale dell'Accademia Carrara, il museo più importante della città.

La famiglia Cerea restaura due opere di natura morta all'Accademia Carrara

La famiglia Cerea, titolare del marchio Da Vittorio

Sin dall'annuncio dell'elezione di Bergamo e Brescia a Capitale Italiana della Cultura per il 2023, la famiglia Cerea ha espresso il desiderio di contribuire alle celebrazioni di questo importante riconoscimento, attivandosi concretamente nella tutela del patrimonio artistico del territorio. Da qui il dialogo avviato con la prestigiosa pinacoteca per individuare l'opera che necessitasse di interventi di restauro e che nel contempo descrivesse al meglio quel rapporto tra arte e gastronomia di cui Da Vittorio è uno degli interpreti contemporanei più ispirati, in Italia e nel mondo.

La famiglia Cerea e il restauro di due capolavori di natura morta

La scelta è ricaduta sul dittico composto daCanestra di agrumi, castagne, corbezzoli e alzatina metallica con dolcetti” e “Fruttiera di porcellana, piatto con limone e alzatina con prugne”, realizzate dall'artista tedesco Franz Godin, attivo nella prima metà del XVII secolo.

Il fatto che si firmasse spesso con il nome italianizzato di Francesco Codino fa pensare che il maestro sia giunto nel Nord Italia intorno al 1620, trovando in Lombardia - in particolare tra Milano e Bergamo - collezionisti inclini ad acquistare nature morte di gusto dichiaratamente nordico. I due quadri, considerati due tra i più grandi esempi di natura morta italiana ed europea, sono giunti in dono in Accademia Carrara nel 1982.

Chi era Franz Godin, l'artista misterioso

A rendere ancor più unici e affascinanti i due dipinti c'è l'alone di mistero che avvolge l'autore, di cui si hanno poche notizie documentarie ancora oggi, e la cui produzione è conservata prevalentemente in collezioni private, con poche eccezioni nelle istituzioni museali. Nato probabilmente a Francoforte intorno al 1590, la sua attività pittorica è documentata esclusivamente in Lombardia, tra gli anni '20 e gli anni '30 del Seicento, periodo al quale risalgono alcuni dei suoi lavori firmati con il nome italiano di “Francesco Codino”. Non si conosce nemmeno il luogo della sua morte, che dovrebbe essere avvenuta in Lombardia nel 1635 quando il maestro aveva 45 anni di età.

Il restauro guidato da Barbara Ferriani

I due quadri compongono un pendant di nature morte che sviluppano il tema della stagionalità e della ricchezza dei prodotti della cucina. Una fruttiera in preziosa porcellana cinese e una canestra di frutta, rispettivamente posizionate accanto a un'alzatina finemente cesellata, caratterizzano i due dipinti che restituiscono fiori, frutta, animali e dolciumi con l'analitica precisione della pittura del nord Europa. Il restauro è stato guidato da Barbara Ferriani, con le operazioni che si sono concentrate prima di tutto sull'usura del supporto ligneo e sulla sostituzione delle traverse di sostegno, e poi sulla pulitura finale della superficie pittorica, con stuccatura delle lacune, reintegrazione pittorica e verniciatura finale delle superfici.

Da Vittorio e Bergamo, un legame sempre più saldo

«Crediamo che circondarsi di bellezza renda ancora più piacevole l'esperienza della convivialità, che è un valore fondante della nostra visione - ha spiegato la famiglia Cerea. Ringraziamo dal profondo del cuore Accademia Carrara per averci offerto l'opportunità di legare anche il nostro nome a Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura Italiana 2023, riportando allo splendore due opere che raccontano non solo la storia del territorio, ma in fondo anche l'identità della nostra famiglia». Attraverso questa partnership, Da Vittorio continua a testimoniare la propria volontà di restituzione - in primis - alla comunità bergamasca, che sostiene e frequenta il ristorante sin dalla sua fondazione nel 1966 a opera di Vittorio Cerea.  

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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