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Distillatori come i panda “Creature” in via di estinzione

Le distillerie non temono la concorrenza delle grappe fai da te ma è facilmente intuibile che la quantità di alcol distillato nell’aia o vicino al pagliaio influenzerebbe negativamente il già sofferente mercato. Ancor più complicato garantire la qualità e l’igiene. Lo sfogo di Priscilla Occhipinti

 
23 dicembre 2009 | 11:57

Distillatori come i panda “Creature” in via di estinzione

Le distillerie non temono la concorrenza delle grappe fai da te ma è facilmente intuibile che la quantità di alcol distillato nell’aia o vicino al pagliaio influenzerebbe negativamente il già sofferente mercato. Ancor più complicato garantire la qualità e l’igiene. Lo sfogo di Priscilla Occhipinti

23 dicembre 2009 | 11:57
 

Il decreto di legge sulle grappe artigianali è stato ritirato e ripresentato in formula modificata. Ma l'Istituto nazionale grappa, che si è sempre battuto al fianco di Italia a Tavola, esprime le proprie perplessità al riguardo. Il provvedimento si limita a "coprire" il problema, non lo risolve.

Mia nonna nei momenti di tenerezza con voce nostalgico-melodica mi cantava: 'oh Dio del ciel s'io fossi una colombaaa...” io invece vorrei essere un panda, e vorrei che tutti quei titolari delle piccole distillerie (tanti anche delle grandi) fossero considerati come dei panda; ovvero creature in via di estinzione. Sì, è proprio così! Noi, ottimisti nonostante le difficoltà crescenti, difensori delle tradizioni, dirigenti e al tempo stesso operai nelle nostre aziende, qualche volta artisti di quelle piccole distillerie, che assieme alle sorelle maggiori hanno dato alla grappa non solo il blasone di nobiltà ma anche l'orgoglio di essere il distillato di bandiera nel mondo, siamo in via di estinzione.

I panda hanno realmente più fortuna di noi. Dopo aver letto il disegno di legge 1839 del 23/10/2009 Montani-Vallardi- Divina che ripropone in maniera edulcorata di concedere alle aziende produttrici di vino o frutta la possibilità di poter distillare, voglio esprimere le mie perplessità. Mi è difficile capire perché un distillato lontano da ogni serio controllo igienico-sanitario, fiscale e legale, potrebbe essere prodotto con solo una tassa forfettaria di 50 €, ovvero 1 euro totale al litro (memento: le distillerie pagano al litro € 8,0001 + Iva) quasi voler premiare l'improvvisazione, l'approssimazione e l'empirismo.

Secondo Istat su circa tre milioni di aziende agrarie, oltre due terzi producono vino o frutta, ovvero due milioni di aziende in Italia in grado di produrre distillati; senza considerare che giustamente analoga pretesa potrebbe essere avanzata dai produttori di cereali e barbabietole. Paradossalmente potremmo avere 70-80 milioni di litri di alcol ad alto grado in circolazione.

Sicuramente le distillerie non temono la concorrenza in qualità ma è facilmente intuibile che la quantità di alcol distillato nell'aia o vicino al pagliaio influenzerebbe negativamente il già sofferente mercato. Ma oltre alla difficoltà nel controllo delle quantità prodotte, ancor più complicato risulterebbe garantire la qualità e l'igiene, sicuramente inefficaci le incerte e fumose norme richiamate dal Ddl, che sopperiscono a tutti i controlli confidando solo sul buonsenso dell'occasionale distillatore.

Non credo sia opportuno premiare la maestria di alcuni rari distillatori casalinghi mettendo in mano a tutti l'arma della distillazione selvaggia, che potrebbe facilmente rivelarsi di nocumento alla salute di tanti. Gli impianti delle distillerie sono minuziosamente e periodicamente controllati, sigillati, sottoposti a severi collaudi, invece per i novelli 'maestrini distillatori” il ddl. recita: Art:3 Comma 2 'I titolari delle aziende sono tenuti ad utilizzare apparecchi di distillazione rispondenti a requisiti igienico-sanitari.” Tali impianti realizzati spesso, grazie all'ammirevole italico ingegno, con recupero di materiali quali caldaie dismesse, bombole da gas, autoclavi ecc. e che non hanno mai avuto e mai avranno controlli Ispel, sono delle vere e proprie bombe potenziali e anche qui purtroppo la cronaca ha in tante occasioni avvalorato questa mia osservazione.

Perché non viene adottata anche per distillerie vere, le 'grapperie” per intenderci, tutta la comprensione, la disponibilità, la volontà di tutela e la semplicità di procedure burocratiche che viene proposta nel ddl per mantenere le tradizioni della distillazione 'porta a porta”? Altrettanto strana concessione è la possibilità di attivare l'impianto 'casareccio” trascorsi i novanta giorni necessari per il silenzio- assenso. La visita di funzionari Asl e della Agenzia delle dogane, oltre all'ottemperanza di altre pratiche burocratiche costerebbe in denaro molto di più dei 50 euro forfettari, questione economica sicuramente trascurabile e ininfluente; notevole invece il disagio che verrebbe arrecato ai così già oberati uffici, con una maggior mole di lavoro tale da giustificare nei fatti la più totale anarchia.

Ben comprensibili gli interventi da parte di associazioni di categoria, di enti, e gruppi tutti in forte dissenso con l'iniziativa proposta. Come si è soliti dire 'dulcis in fundo” o come forse meglio io dico 'in cauda venenum” i proponenti ddl prevedono all'art. 6 - Le sanzioni. Queste sanzioni tanto paventate, se adottate sarebbero provvedimenti tali che le galline del mio vicino, solitamente serie, qualora ne venissero a conoscenza, verrebbero travolte da un irrefrenabile impulso di riso tanto da starnazzare come le oche (sempre dello stesso mio vicino).

Lo sostengo perché se la proposta di poter offrire gratuitamente agli amici l'acquavite fatta in casa è tanto romantica quanto foriera di mille rischi e inghippi, tali sanzioni non sarebbero un efficace deterrente. Signori politici, guida e tutela di questo bistrattato mondo della distillazione, Vi invito a valutare se anche noi potremmo essere meritevoli di beneficiare della stessa protezione della quale i panda godono.

* Priscilla Occhipinti, Maestro distillatore della distilleria Nannoni Grappe di Paganico (Gr)


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