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“Presidio della legalità” in Friuli Task force contro il mais Ogm

Davanti alla Prefettura di Fanna (Pd), si è costituito il “Presidio della legalità” di Coldiretti e altre associazioni tra cui Legambiente, Wwf, Aiab, Greenpeace e Slow Food: proseguirà ad oltranza fino a quando non saranno distrutti i campi Ogm e presi provvedimenti nei confronti dei responsabili

30 luglio 2010 | 11:47
“Presidio della legalità” in Friuli 
Task force contro il mais Ogm
“Presidio della legalità” in Friuli 
Task force contro il mais Ogm

“Presidio della legalità” in Friuli Task force contro il mais Ogm

Davanti alla Prefettura di Fanna (Pd), si è costituito il “Presidio della legalità” di Coldiretti e altre associazioni tra cui Legambiente, Wwf, Aiab, Greenpeace e Slow Food: proseguirà ad oltranza fino a quando non saranno distrutti i campi Ogm e presi provvedimenti nei confronti dei responsabili

30 luglio 2010 | 11:47
 



FANNA (PD) - Oltre 100 coltivatori della Coldiretti si sono radunati davanti alla Prefettura di Fanna, in provincia di Pordenone in Friuli, per dar vita ad oltranza a un 'Presidio della legalità” e chiedere alla magistratura di intervenire immediatamente facendo rispettare la legge e ordinando la distruzione del campo in cui sono state seminate illegalmente piante di mais geneticamente modificate (Ogm). La Coldiretti e le associazioni che fanno parte della 'Task force per un'Italia libera da Ogm” - che comprende tra gli altri Legambiente, Wwf, Aiab, Greenpeace e Slow Food - hanno deciso di passare all'attacco dopo che sono stati resi noti i referti delle analisi commissionate da Greenpeace che hanno fugato ogni dubbio sull'attendibilità delle analisi relative al mais seminato nel campo di Fanna e che hanno accertato che tutti gli otto campioni prelevati sono risultati positivi per la presenza di mais Mon 810.

La legge - ha rilevato la 'task force” di cui fanno parte 27 associazioni del mondo agricolo, ambientalista, cooperativo e consumeristico - deve punire i veri colpevoli che, da mesi, si sono addirittura autodenunciati nel compiere un'azione illegale, verificata dalle competenti strutture scientifiche, senza che nessuno abbia mosso un dito prima dell'intervento degli attivisti di Greenpeace per evitare danni irreversibili.

Non si è dunque trattato di un'azione puramente dimostrativa e simbolica portata avanti da agricoltori che intendevano protestare contro la chiusura italiana agli Ogm piantando pochi esemplari di mais Mon 810 - cosa che sarebbe stata comunque già molto grave - ma di una vera e propria semina priva di autorizzazione, e punibile dalla legge con il carcere fino a due anni, su almeno 4 ettari di terreno agricolo. La 'task force” contesta, in particolare, l'operato del procuratore della Repubblica di Pordenone Antonio Delpino in quanto il provvedimento di sequestro di un campo di mais non consente di prevenire la disseminazione di polline e quindi non esercita un'azione conservativa e chiede al ministro di Grazia e giustizia Angelino Alfano un provvedimento disciplinare per ovviare a un danno che avrà impatto sull'ambiente, sulla fauna selvatica, su altri ambiti agricoli e che non si potrà limitare ai confini amministrativi dei comuni o della regione coinvolta.

Giancarlo GalanLa coalizione, inoltre, ha sollecitato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Giancarlo Galan (nella foto a sinistra) ad applicare un 'protocollo operativo di gestione tecnica in presenza di Ogm”, come fece nel 2003 quando si verificò un caso analogo l'allora ministro Alemanno. Il presidio - informa la Coldiretti - continuerà ad oltranza fino a quando non saranno attuate le azioni previste dalla legge, ovvero la distruzione dei campi Ogm e i provvedimenti nei confronti dei responsabili.

«Sono stato, sono e sarò sempre - ha dichiarato il ministro Galan - per il rispetto della legalità. Ove le indagini in corso rivelassero che realmente quello seminato è mais geneticamente modificato, spetterà all'Autorità giudiziaria valutare i provvedimenti da assumere secondo quanto previsto dal decreto legislativo 212. In Italia, infatti, la coltivazione di Ogm, in assenza di autorizzazione, è espressamente vietata. Certo, va sottolineato, che se la Conferenza Stato-Regioni avesse approvato le linee guida sulla coesistenza tra colture convenzionali e piante geneticamente modificate, avremmo oggi maggiori strumenti sia tecnici che giuridici per disciplinare la materia. Alla Conferenza ho chiesto di procedere nel più breve tempo possibile, non solo riguardo alla coesistenza, ma anche per l'approvazione dei protocolli di sperimentazione sugli Ogm. Credo infatti che non possiamo fermare la ricerca».

Luca Zaia«Per quanto riguarda la coltivazione nel Pordenonese e nel Friuli - ha fatto sapere il governatore della Regione Veneto, nonché ex ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia (nella foto a destra) - direi che è una cosa vergognosa che si permetta questo. Per cui io direi che l'unica cosa da fare è distruggere subito queste piante considerato che c'è anche il rischio dell'ibridazione, e quindi di andare a contaminare le produzione 'Ogm free”. Fanno bene quindi a distruggerle e io sono a fianco degli ambientalisti, perché questa è un'emerita schifezza». Per Zaia «è ora di finirla in Italia di raccontare bugie agli agricoltori, per cui quando si coltivano Ogm gli agricoltori in tutto il mondo non guadagnano di più. Le uniche che guadagnano sono le multinazionali».

L'appoggio all'iniziativa della task force è bipartisan: «Il gruppo Pd in Friuli - afferma in una nota il capogruppo Gianfranco Moretton - è fermamente contrario alla coltivazione di prodotti Ogm e sostiene la necessità di volgere tutte le azioni per far rispettare la legge nei confronti di chicchessia non la osservi come nel caso delle coltivazioni scoperte nel territorio di Fanna. E in tal senso il Pd ha condiviso la manifestazione organizzata da Coldiretti, Wwf, Greenpeace e Slow Food davanti alla sede della Prefettura di Pordenone. Le opinioni di Tondo (presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, ndr), né pro né contro gli Ogm, non aiutano a scoraggiare quelli che trasgrediscono le normative europee e nazionali vigenti».

«Ricordiamo al presidente Tondo - prosegue - che esiste una proposta di legge, sottoscritta da tutti i capigruppo e anche da quello del partito cui egli appartiene, che aspetta di essere approvata dall'assemblea del Consiglio regionale. Una proposta condivisa con le associazioni di categoria del mondo agricolo e da associazioni ambientaliste con le quali c'è piena condivisione. Con l'approvazione la Regione Friuli Venezia Giulia - conclude Moretton - potrà svolgere un'azione di controllo ma anche di ricerca sul versante della delicata questione dei prodotti transgenici».

Il blitz di Greenpeace, tagliate piante di mais Ogm
Nel frattempo, dopo aver ottenuto da un laboratorio accreditato le prove dell'esistenza di un secondo campo di mais transgenico in Friuli, 20 attivisti di Greenpeace hanno tagliato, isolato e messo in sicurezza la parte superiore delle piante di mais Ogm, che produce il polline, responsabile della contaminazione su vasta scala. Il campo di mais geneticamente modificato si trova nelle vicinanze di Vivaro (in provincia di Pordenone). «Greenpeace sta facendo quello che le autorità hanno rimandato per settimane: bloccare la fonte della contaminazione transgenica. Siamo di fronte a un atto assolutamente irresponsabile - denuncia Federica Ferrario, responsabile della campagna Ogm di Greenpeace - anche in questo campo il mais è fiorito e sta già disseminando il proprio polline sulle coltivazioni circostanti».

Credito foto: GreenpeaceL'associazione ambientalista non esclude che oltre al campo di mais di Fanna, esistano anche altre coltivazioni di mais Ogm in Friuli. Greenpeace si appella al Governo italiano affinché «respinga la recente proposta della Commissione europea: semaforo verde agli Ogm in cambio della possibilità di un divieto nazionale basato su promesse legislative indifendibili in tribunale quando le aziende biotech ricorreranno contro tali decisioni. La Commissione, infatti, chiede di velocizzare le autorizzazioni degli Ogm, diminuendo i margini di sicurezza ambientale dei medesimi, ma non intende concedere agli Stati membri la possibilità di vietare Ogm per motivi legati alla salvaguardia della salute pubblica e dell'ambiente. La stessa valutazione della Commissione ha concluso poi che la proposta causerebbe un impatto negativo per gli agricoltori non-Ogm poiché non si potrebbe far fronte ai problemi di contaminazione che scaturirebbero negli Stati membri che decidessero di avviare coltivazioni transgeniche».

Foto: © Greenpeace

Ogm, arresto fino a 3 anni per chi li coltiva
In Italia è vietato coltivare Organismi geneticamente modificati (Ogm) e le trasgressioni sono punite con la pena dell'arresto da 6 mesi a 3 anni o l'ammenda fino a 100 milioni di lire più la sanzione amministrativa da 15 a 90 milioni (D.Lgs. 24 aprile 2001 n. 212, Attuazione delle direttive 98/95/CE e 98/96/CE concernenti la commercializzazione dei prodotti sementieri, il catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole e relativi controlli). è quanto ricorda la Coldiretti dal 'Presidio della legalità” costituito davanti alla Prefettura di Pordenone. La distruzione del campo nel comune di Fanna in cui sono state seminate illegalmente piante di mais geneticamente modificate è assolutamente indispensabile - rileva la Coldiretti - per evitare che la maturazione del mais e la conseguente disseminazione di polline possa provocare una contaminazione che avrebbe un impatto devastante sull'ambiente, sulla fauna selvatica, su altri ambiti agricoli e che non potrebbe essere limitato ai confini amministrativi dei comuni o della regione coinvolta.

La scelta di vietare la coltivazione di Ogm in Italia è coerente con la stragrande maggioranza dei cittadini che è contraria al biotech nei campi e nel piatti. Quasi tre italiani su quattro (72%), in base all'ultima indagine annuale Coldiretti-Swg dal titolo 'Le opinioni di italiani ed europei sull'alimentazione”, ritengono, infatti, che i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati (Ogm) siano meno salutari rispetto a quelli tradizionali. Una scelta in linea con le crescenti perplessità sugli Ogm in Europa dove, dopo il divieto posto anche in Germania, si sono ridotti a soli 6 su 27 i Paesi che coltivano organismi geneticamente modificati, con peraltro un drastico crollo del 12% delle semine nel 2009 che ha coinvolto tutti i paesi interessati (Spagna, Repubblica Ceca, Romania  e Slovacchia), tranne la Polonia che ha mantenuto la stessa superficie coltivata, mentre solo per il Portogallo è aumentata, secondo una analisi della Coldiretti sul rapporto annuale 2009 dell'International service for the acquisition of agri-biotech applications (Isaaa). Il drastico crollo nei terreni seminati con organismi geneticamente modificati in Europa nel 2009 conferma che nel coltivare prodotti transgenici, oltre ai rischi per la salute e per l'ambiente, non c'è neanche convenienza economica. Secondo i dati, la coltivazione Ogm in Europa riguarda solo il mais, la cui la superficie coltivata nel 2009 si è drasticamente ridotta da 107.719 ettari a 94.750 ettari, pari a molto meno dello 0,001% della superficie totale di 160 milioni di ettari coltivati in Europa.

La stessa Commissione europea con una svolta storica ha preso atto della forte opposizione dei cittadini europei e ha dato finalmente la possibilità agli Stati membri di decidere liberamente se coltivarli o meno, secondo quanto contenuto nella proposta presentata a Bruxelles dal commissario alla Salute John Dalli che ha fatto proprie le indicazioni del presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso per una modifica dell'assetto normativo vigente in materia di coltivazione degli organismi geneticamente modificati, rispondente al principio di sussidiarietà nella logica di consentire a ciascun Paese membro la decisione in merito alla loro coltivazione.


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