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I ristoranti e le votazioni

di Alberto Lupini
direttore
 
24 maggio 2011 | 16:49

I ristoranti e le votazioni

di Alberto Lupini
direttore
24 maggio 2011 | 16:49
 

Ristoratori e cuochi, con la giusta differenziazione fra chi è patron e chi è un professionista dipendente, sono sempre più insoddisfatti del mancato riconoscimento della loro funzione sociale e di una più concreta rappresentanza dei loro interessi. A dare voce a un malessere diffuso (che registriamo ogni giorno) sono stati due amici, Matteo Scibilia ed Emanuele Esposito che, in modo assolutamente autonomo, a distanza di poche ore l'uno dall'altro, hanno evidenziato tutti i disagi della categoria con due lettere aperte su 'Italia a Tavola”.

Dopo l'esito del primo turno delle elezioni amministrative, il patron Matteo Scibilia, dalla sua cucina milanese, ha raccontato alcune delle difficoltà che incontrano tutti i giorni i ristoratori, spiegando perché a suo giudizio il ceto moderato, a cui appartiene, apparentemente sembra non aver votato la parte politica più vicina alle imprese, quel centrodestra franato nei consensi proprio nella capitale del berlusconismo.

Delle vere e proprie grida di dolore e di denuncia di una solitudine imprenditoriale che vale per tutta l'Italia e che hanno centrato a pieno il bersaglio, almeno a giudicare dalle risposte (assolutamente generali, per carità) con cui il centro destra ha cercato di reagire alla smacco elettorale. Non pensiamo certo che Tremonti abbia letto il grido di dolore di Scibilia quando racconta del comportamento di Equitalia, però questi giudizi sono talmente condivisi che il ministro dell'Economia non poteva non fare ammenda proprio su questo tema. Con la speranza che non sia solo un gadget elettorale.

Anche sul fronte milanese, dopo le critiche all'Ecopass, il sindaco Letizia Moratti è stata veloce nel promettere una revisione dello stesso strumento da lei voluto. E su un tema come questo lei e lo sfidante quasi neo sindaco Pisapia sono invitati a chiarire come pensano di regolare l'accesso nel centro di Milano.

Due esempi che ben dimostrano come sia cresciuto il distacco fra la politica e i cittadini e cosa ci sia alla base di un voto che, almeno in alcuni casi, è stato certamente sintomo di una protesta che toglie consenso ai partiti e rappresentanza ai sindacati e alle organizzazioni di categoria, che forse non hanno saputo svolgere al meglio (almeno in certe zone) il loro ruolo di intermediazione di fronte a problemi di sempre oggi accentuati dalla crisi. Come dire che alle piccole imprese familiari non resta che l'arma del voto per farsi sentire. E a Milano come a Napoli è utile che la sappiano usare con accortezza. Ricordiamo, ad esempio, che nel capoluogo lombardo c'è anche il 'bubbone” dei locali notturni. Non ci convince che ora il Silb (la federazione della Fipe di quel settore) dica che ci sarà l'espulsione di chi dà alcolici ai 12enni. Ma dove sono stati i dirigenti di quel sindacato o gli amministratori di Milano fino a quel giorno? E che dire di Napoli, dove fra gli insulti dei candidati l'emergenza rifiuti è usata solo come arma per colpire l'avversario senza capire che risposte concrete si vogliono dare al problema...

Una chiamata di responsabilità che Emanuele Esposito, con la sua passione e generosità, ha esteso ad un tema più generale che è quello del 'peso” e della rappresentanza di una categoria che è spesso sopravvalutata o sotto considerata, ma quasi mai valutata nella sua complessità di specialisti dell'alimentazione che possono dare un contributo fondamentale a tutta la filiera dell'agroalimentare in Italia e nel mondo.

Senza dare enfasi più del dovuto a queste elezioni, ci attendiamo qualche svolta positiva, indipendentemente da chi vincerà nelle diverse città. Le molte promesse fatte, a volte demagogiche, dovranno andare all'incasso subito. Fra i molti impegni presi, ci piacerebbe sentire anche quello del ministro Michela Vittoria Brambilla. Dopo i molti danni fatti con l'annuncio del suo Codice del turismo, servirebbe un impegno formale a favore di una ristorazione che abbia alla base una somministrazione qualificata e certificata, capace di essere sempre più un biglietto da visita per il Made in Italy e non già un assemblaggio di autorizzazioni senza vincoli o garanzie di professionalità.

Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net




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30/05/2011 14:31:00
5) Solo con la forza di tutti si possono ottenere dei risultati
Caro Direttore lei mi entusiasma, i suoi editoriali sono delle vere poesie di abbinamento tra la politica parlata è l'enogastronomia dei fatti. Definisco dei pionieri della cultura socio economica del nostro Paese tutti coloro che ogni mattina si alzano con il compito di produrre idee, sinergie, per mandare avanti le loro famiglie per uscire dal sistema che la politica che parla, parla, ma fatti zero. Un plauso agli chef Matteo Scibilia ed Emanuele Esposito per le loro esternazioni, aggiungo che solo con la forza di tutti si possono ottenere dei risultati nel settore dell'enogastronomia come riconoscimento culturale.


30/05/2011 10:47:00
4) Bisogna per forza passare dalle forme di rappresentanza tradizionali
Caro Cirino, hai ragione sulla scarsa, ormai inadeguata capacità delle forme di rappresentanza tradizionali, sono per certi versi dannose, ma purtroppo non abbiamo altre chance, o almeno bisogna fare i conti con la realtà. Oggi per stare nel nostro settore che è quello che conosciamo meglio, i contratti di lavoro, le nuove norme e leggi, anche quelle recepite dall'Ue, passano per l'applicabilità dai sindacati e organizzazioni nazionali - leggi Fipe o Confcommercio - che sono strutture autoreferenzianti e spesso lontane dai veri problemi. Cosa si può fare? Crearne delle nuove? Con quali soldi? Senza contare che le vecchie strutture ti farebbero la guerra, o forse sarebbe più strategico cercare di entrarne in possesso e cambiare dall'interno? Perché in una democrazia hai bisogno di una forma di rappresentanza, o no? Sia io che Esposito, almeno, ci giochiamo la faccia, diciamo quello che pensiamo e a volte indichiamo soluzioni o chiediamo che le istituzioni siano più attente ai bisogni del settore. Ma ripeto, in tanti sono capaci di giudicare o criticare ma pochi, veramente pochi, sono quelli che si espongono in prima persona. Sarà almeno questo, oggi, un valore? O no? Saluti.


30/05/2011 10:39:00
3) Complimenti al giornalismo che guarda per terra e non alla luna...
Ing. Cirino Carroccio, come ristoratore e vice presedente Fiepet confesercenti non posso che essere preocupato delle analisi da lei fatte. Non capisco perchè debbano esserci gli ordini dei dottori, dei farmacisti, degli igegnieri, dei notai, nel libero mercato chiunque potrebbe svolgere qualsiasi attività. Nella cosidetta globalizzazione solo il mercato comanda? Ma da chi? E per chi? Cosa significa fare sistema, produrre qualità, esportare prodotti genuini e sani? Il ruolo delle associazioni deve essere di proposta autonoma di rappresentanza non solo degli interessi dei propri rappresentanti ma di rispetto dei propri clienti-consumatori. Il confronto, la mediazione, il dialogo e la proposta sono cardini indispensabili per una globalizzazione non anarchica ma che rispetti le varie istanze per un mercato purtroppo in mano alle grandi multinazionali alimenteri e non. Il compito dei giornalisti e dei giornali non è quello di raccogliere le istanze qualunquistiche e proteste come da lei rimarcato, ma è quello di denunciare, dibattere, dare voce a chi non ha voce; ricercando e proponendo soluzioni ai gravi problemi che oggi la politica non è in grado di affrontare. Non c'è solo la globalizzazione ma anche chi alla mattina si alza per LAVORARE, parola molte volte dimenticata, per fortuna ci sono giornali e giornalisti che quardano in terra e non solo sulla luna. Walter Zugno, orgoglioso di appartenere ad una associazione come la Confesercenti.


25/05/2011 21:12:00
2) Ci vuole sinergia vera
Illustrissimo Sig. Cirino Carroccio,Condivido in pieno l'utima parte del suo commento, e per questo che ci vuole sinergia tra tutte le associazione e governo,lei pensi alle centinaia di associazioni, enti governativi e regionali che praticamente fanno la stessa cosa, PROMOZIONE-VALORIZZAZIONE, le crede che non ci sia uno spreco di risorse economiche ed umane?In quanto alla sua prima parte si spieghi perche' la FIAT vuole andarsene all'estero? In parte gia' lo ha fatto e guarda casocon la Chrysler le cose vanno bene, sono lavoratori anche li, e i sindacati Americani non sono stupidi!In Italia non c'e' stata mai un 'unione serie sulle problematiche, lei crede che il comparto ristorativo e gli addetti ai lavoristanno bene? Su via, siamo seri, qui nessuno vuole la ribalta sui giornali o sulle televisioni, io come ogni giorno mi metto lamia giacca e lavoro con passione ed abnegazione, delle luci del teatro della vita dei palazzi le lascio ad altri, piu' bravi deime a fare l'istrione della politica a danno dei cuochi PROFESSIONISTI-ARTISTI!


25/05/2011 18:39:00
1) Categorie di settore e priorità
Egregio Direttore,
apprezzo lo spazio che dai sul tuo giornale alle lettere, proposte, argomenti ed altro dei lettori.
Ti chiedo però, anche se non so quanto questo rientri nei compiti di un giornale, di svolgere la funzione d'incanalare i problemi verso la loro soluzione e non rafforzare il qualunquismo e la protesta fine a se stessa. Sia con Esposito che con Scibilia sei stato troppo delicato. Dovresti, naturalmente a mio parere (che vale quanto quello degli altri), far capire che le rappresentanze di categoria hanno esaurito nella società attuale, nel mondo della globalizzazione, nel nuovo millennio, il loro compito.
La loro funzione è stata certamente essenziale ed utile al progresso ed al raggiungimento dei diritti fondamentali di tutti i lavoratori: sia quelli dipendenti che autonomi, sia dei dirigenti che degli industriali, sia padroni di ristoranti che cuochi, addetti di sala, sommelier e sia pastori e contadini che produttori.
Le rappresentanze di categoria sono spesso se non dannose certamente inutili, tanto che sono poco sentite e sempre meno in crescita di aderenti, e parliamo sia delle grandi centrali sindacali ( CGIL - CISL - UIL - UGL) che di Confindustria dove assistiamo all'uscita della FIAT di Marchionne.
E' una grande Alleanza di Sistema che serve al Paese (niente a che fare con una alleanza elettorale) un cammino principalmente indirizzato alla conquista dei mercati esteri usando gli strumenti idonei alla sconfitta dei "falsi", delle imitazioni e della qualità scadente.
Il cuoco, il ristoratore è un anello importante della catena, ma è niente, e vale il viceversa, senza i prodotti di qualità genuini e sani. Ora piaccia o meno, sia etico o meno, la qualità costa e all'estero dobbiamo soddisfare la domanda dei ceti più abbienti. Per questo mercato in espansione proprio nei Paesi del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) dobbiamo usare l'arma della cultura, della cultura dei prodotti e della cucina. Tutto il reso è noia; tutto il resto è materia dei "talk - show" televisivi.




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