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Milano Wine Week
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Bauso Wine: la “Scuola europea sommelier” incontra la passione della Pro Loco Villafranca

L'11ª edizione di Bauso Wine, tenutasi a Villafranca Tirrena, è stata organizzata dalla Pro Loco e dal Comune e ha riunito appassionati di vino, buongustai in un'atmosfera caratterizzata dal Santuario Gesù Ecce Homo

 
13 settembre 2024 | 17:46

Bauso Wine: la “Scuola europea sommelier” incontra la passione della Pro Loco Villafranca

L'11ª edizione di Bauso Wine, tenutasi a Villafranca Tirrena, è stata organizzata dalla Pro Loco e dal Comune e ha riunito appassionati di vino, buongustai in un'atmosfera caratterizzata dal Santuario Gesù Ecce Homo

13 settembre 2024 | 17:46
 

Quando si costruisce a partire da una micro realtà come una Pro Loco che coltiva i sogni di tutti i residenti e guardando in grande, si può fare molto attirando anche un certo pubblico competente nel settore enoico e del beverage ma anche di utenti incuriositi che vogliono sapere cosa si provi a sorseggiare un buon calice di vino, davanti ad un imponente luogo sacro che, ogni anno, è meta di numerosi pellegrini. 

Bauso Wine: la “Scuola europea sommelier” incontra la passione della Pro Loco Villafranca

Bauso Wine: la Scuola Europea Sommelier incontra la passione della Pro Loco Villafranca

Il “Bauso Wine” nella sua undicesima battuta di marcia è stato, quest'anno più che mai, “La costruzione di un amore” come recita I'irraggiungibile Ivano Fossati, “un altare di sabbia in riva al mare” che si espone alla venerabilità di un intenso Cristo in legno di cipresso, all'interno di una nicchia nel Santuario Gesù Ecce Homo a Calvaruso - Villafranca (Me) e che ha illuminato la piazza allestita per le degustazioni di vino, associato alle squisitezze gastronomiche preparate per l'occasione.

Questo festeggiamento delle referenze del territorio, in maggior misura, siciliano ha destato tanti feedback di entusiasmo e apprezzamento, grazie all'inappuntabile organizzazione della pro loco, in collaborazione con l'amministrazione comunale di Villafranca Tirrena, che ha dovuto far fronte ad uno slittamento di una settimana della data per motivi di allerta meteo.

Bauso Wine: le cantine curate e guidate dalla Scuola europea sommelier

La manifestazione ha avvinghiato 27 cantine, che hanno mostrato il migliore carnet dei propri vini e che sono state intercettate dal delegato sicilia della Scuola europea sommelier, Claudio Ferrara, responsabile da anni della wine section, in questo contesto, con la maestra sommelier Francesca D'Angelo e il supporto della sua squadra. A garantire l'avvenimento di degustazione sotto ad un riflettore a dir poco “spirituale” dunque una truppa ben nutrita e articolata di varie aree: molte del messinese, dell'hinterland etneo ma anche di altre zone della Penisola:

  • Azienda Agricola Biologica Sturm: friulana (in località Cormons - Gorizia dal microclima splendido, nella nota zona collinare del Collio, al confine con la Slovenia) con una linea anche biologica, oltre alla Malvasia, Ribolla Gialla, Sauvignon, Cabernet Franc, Refosco dal Peduncolo Rosso;
  • Azienda Agricola Vasari: azienda di Santa Lucia del Mela (Me) con il caratteristico Mamertino Doc e il Nocera in purezza, entrambi vitigni autoctoni in crescita sul mercato, di cui il primo connesso anche all'apposito Consorzio di Tutela, presieduto da Flora Mondello;
  • Azienda Vitivinicola La Bruciata: nel cuneese in pieno scenario di Langhe e Alpi Giulie, appartenente alla famiglia Bosio, la cui vocazione primaria è il Moscato vinificato in differenti versioni;
  • Camporè: si trova nel ventre di Randazzo (Ct) ed afferisce dal 2016 a due giovani donne Maria Pia e Cristina Madaudo, che stanno andando forte con i due i tipi di spumante e prendono l'eredità della già collaudata Azienda Agricola Andrea Madaudo, presente nella zona di Villafranca Tirrena (Me) dal 1945, con una sala degustazione rinomata come Palaverve, invece, nel polo artigianale di Larderia (Me);
  • Cantina Bongiovanni: azienda di Venetico (Me) con il tipico Mamertino in bianco e rosso, largamente desiderato dal 1999 nel progetto del patron Giuseppe Bongiovanni e con i vigneti a San Pier Niceto (Me);
  • Cantina Cuppari: dell'Istituto Agrario omonimo di Messina con il suo Faro Doc “San Placido” 2017;
  • Cantina Fuschi: sorge sulle incantevoli colline d'Abruzzo è conosciuta anche per il suo valido olio, oltre che per il suo Montelpuciano d'Abruzzo “San Leone” che è un mix di note minerali e fragranza di amarene, morbido e tannico;
  • Cantina Horus della famiglia Giudice nel ragusano, per la precisione tra Acate e Vittoria, avendo nel mirino i varietali specialmente Frappato Doc Vittoria (Sole e Terra in degustazione in questa iniziativa), Nero D'Avola, Grillo, Inzolia e Moscato, con una sottolineatura di merito al blend frizzante bianco, denominato “Bacco Mosso” di uve Fiano, Vermentino e Moscato (rifermentate secondo il Metodo Martinotti) che si sposa sia ai primi sia ai secondi piatti fino agli aperitivi di pesce;
  • Cantine Patrì: un'azienda tenace e florida, nel suolo di Caltanissetta, che ha a cuore la storicità (dal 1936 nei confini di Butera quando Rocco Paterna ha posato la prima pietra dell'attività agricola, gestita poi con strategia futuristica dal genero Giuseppe Patrì) e il lavoro di gruppo, avvalendosi di una cinquantina di operatori stagionali e numerosi tecnici agronomi; rilevando le capacità del proprio Nero d'Avola, questa impresa ha messo a disposizione per la serata un amabile vino rosato “Sikelìa” Frappato Doc Sicilia che è distintivo sin dal suo packaging, grazie alla grafica “fiabesca” e incisiva della sua illustratrice Martina Peluso e, ad oggi, si rende ambasciatrice mondiale con i suoi marchi, nel dinamismo della Doc Riesi, della Doc Sicilia e del Cerasuolo di Vittoria Docg;
  • L'Azienda Casale del Giglio: una delle protagoniste dalla provincia di Latina, nell'Agro Pontino e si è mossa con la vivacità sperimentale di Antonino Santarelli che ha voluto impiantare con il padre Dino nel 1985 una sessantina di vitigni, creando una varietà di 20 referenze dai bianchi ai rossi, passando per la vendemmia tardiva e persino tre grappe e un olio extra vergine. La produzione evidenzia l'ardire di notevoli esiti sulle uve rosse Syrah e Petit Verdot e bianche come Sauvignon, Viognier e Petit Manseng.

  • Catalano Vini: ci spostiamo a Gela in provincia di Caltanissetta, che ci porta nel bagaglio della famiglia Catalano, esistente da tre generazioni con l'ultimo stipite Rosario che è pure enologo. La predisposizione del top di gamma sembra essere il Nero d'Avola che rientra con l'annata 2020 nella Guida Prosit 2023 - Guida Perenne di Vini di Vini d'Italia (a cura di Onav) ma anche il Sauvignon Blanc 2022 ottiene la Medaglia d'Argento nella Sauvignon Selection 2024;
  • Enotria Vini: andiamo a Cirò Marina, in provincia di Crotone, che sfodera tra i migliori vini delle aziende vitivinicole di questa zona con il Cirò Bianco, Cirò Bianco, Cirò Rosso Classico e Riserva Piana delle Fate, tutti muniti di un deciso equilibrio e buona acidità che valorizza profumi e sapori assicurandoli nel tempo;
  • Francesco Iandolo: incarna due etichette simbolo piemontesi, il bianco “Derthona” che si estrae da uve Timorasso e il “Nizza” che si ricava dalle migliori uve Barbera di provenienza dei vigneti di Vaglio Serra e Moasca (At);
  • Le Casematte: siamo nel cuore del villaggio collinare messinese di Faro Superiore, dove la ventilazione e il clima mediterraneo si dispiegano con la storia di Gianfranco Sabbatino e il suo socio campione di calcio Andrea Barzagli e naturalmente con il Faro Doc Peloro Rosso e Peloro Bianco;
  • Leone De Castris: vitivinicoltori dal 1665 in Puglia, in provincia di Lecce, viaggiano con la memoria dei loro vitigni più rappresentativi quindi Primitivo di Manduria Doc, da cui si ottiene Villa Santera, Negramaro da cui scaturisce “Five Roses” (con il 90% di Negramaro e il 10% di Malvasia Nera) ovvero il primo vino rosato italiano ad essere imbottigliato e venduto in Italia dal 1943 e ancora Negramaro in purezza con Rena Rosso Salice Salentino Doc;
  • Maeli: la cantina che insiste nel territorio di Padova nei Colli Euganei ed esalta il Moscato Giallo Fior d'Arancio, una vera e propria mission raggiunta con studio e ricerca. Lo stesso nome aziendale è la combinazione di marna & limo che sono le componenti dei terreni di quell'area, intercalata alla parte vulcanica, calcarea ed argillosa;
  • Messenion Gin: è una bella realtà nata da Margot Villari e Massimiliano Borrello e che si sta ritagliando i suoi spazi nella dimensione della mixology, grazie ad una spiccata personalità di triscele emanata dalle botaniche aromatiche e speziate che lo caratterizzano: il distillato è un London Dry Gin, che manifesta in particolare timbro erbaceo (dal rosmarino al basilico, dalla nepeta al finocchietto selvatico) e si impone con aromi di finger lime e caviale di limone, rimanendo al palato delicato e morbido, per questo si può consumare sia secco che miscelato e abbinato a dolce e salato;
  • Mimmo Paone Vini: è una delle aziende più versatili nella città dello Stretto e dal 1991 è l'unica a produrre tutte e tre le Doc peloritane: Faro, Mamertino e Malvasia delle Lipari, grazie alla possibilità di spaziare con le sue superfici di coltivazione da Torregrotta (Me) sulla costa tirrenica a Messina alle Eolie e in questo fest del vino ha sfoggiato il suo Mamertino Rosso che è un connubio dell'elegante Nero d'Avola al 70% e lo strutturato Nocera al 30%, oltre al Catarratto Pietragrezza con una bella acidità;
  • Pietracava: piccola azienda, anche qui trasmettendo il mestiere di vignaiolo di padre in figlio a Butera, si attiene a standard di alta qualità, adoperando lievitazione naturale, coltivazione biologica e filtrazioni blande. A tenere le redini il giovane Antonino Ortoleva, dottore in biotecnologie mediche, che ha macinato l'idea di avere una differenziazione di vitigni negli stessi lotti. “Kalpis” Cabernet Sauvignon Igp Terre Siciliane è stata una sorpresa (al naso con note di frutti di bosco ma anche spezie e vaniglia; al palato, pieno di corpo e vellutato). L'Inzolia “Millelune” ha vinto nel 2017 la Medaglia d'Oro al Challenge International du Vin mentre il Nero d'Avola 2016 “MANAAR RISERVA”, nella stessa sfida 2020, ha incassato l'Argento;
  • Puntozero: una rinomata cantina vicentina fondata nel 2006 dalla famiglia Besi ma solo nel 2015 le prime bottiglie sono state introdotte nella vendita esprimendo le varietà: Cabernet, Sauvignon, Merlot, Syrah, Carmenere, Tai Rosso, Pinot Bianco, Incrocio Manzoni, Cabernet Franc ed altre.

  • Taschetta: azienda agricola di Butera (Cl) rappresentata dall'agronomo Luisa Taschetta e dalla sua profonda conoscenza e sensibilità nel mondo vitivinicolo. Qui siamo in un suolo, con animo materno, dal quale Naìti prende luce e corpo, un Nero d'Avola di straordinario carattere, donando impareggiabili input di purezza e delizia;
  • Tenuta Cavalier Pepe: World Best Vineyards 2023, è un'azienda a conduzione familiare che sorge in una delle terre più fertili d'Italia, l'Irpinia. Interessante il Fiano di Avellino ma eccezionali i maturi vini rossi, affinati in legno quali il Campi Taurasini, il Taurasi ed il Taurasi Riserva che finiscono parte in barriques di rovere francese da 225 litri e in botti grandi stesso legno e di Slavonia da 30 hl;
  • Tenute Ugolini: in quel di Veneto, sono reputate un'immediata associazione di idee ad uno stile Valpolicella capolavoro per la complessità del gusto. Di produzione limitata: il Recioto della Valpolicella Valle Lena e il Valpolicella Classico Superiore San Michele della Chiesa;
  • Theresa Eccher: è innovazione insieme ad un ritorno alle origini nella mappa dell'Etna e in particolare a Solicchiata - Passopisciaro a 700-900 metri sul livello del mare - Versante Nord: gli imprenditori Daniela Conta Eccher e suo marito Andrea Panozzo hanno portato Alizée 2020, un Etna Doc Bianco che mostra la sua freschezza, note fruttate con una considerevole persistenza aromatica;
  • Torre Mora: è un luogo incantato che si estende sul versante Nord-Est dell'Etna, tra i 650 e gli 800 m slm ed è stato acquisito dalla famiglia Piccini, che da oltre 140 anni produce vino nella campagna toscana;
  • Vallerosa Bonci: è la cantina che sorge nelle Marche, a Cupramontana in provincia di Ancona, regno del Verdicchio dei Castelli di Jesi, elevato sulle colline assolate e verdeggianti. Dalle due contrade in cui i due fratelli imprenditori Bonci vivevano, si forma l'acronimo aziendale che ha consentito di produrre e distribuire il vino, permeando il ruolo di Ambasciatore del Verdicchio nel mondo. E come si poteva rinunciare durante il “Bauso Wine” all'icona Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore “Vale”? Al naso delicato, fresco e persistente con sentori di frutta e fiori e di mandorle amare. Quattro generazioni che si possono raccontare anche mediante il museo di famiglia, tra antichi attrezzi e la tradizione del concepire il vino;
  • Vigna Nica: un'azienda agricola a conduzione familiare (laddove “nica” in siciliano significa “piccola”), fondata nel 2008 ed è collocata a Barcellona Pozzo di Gotto (Me) con 5 ettari, ricadendo nella Doc Mamertino del comprensorio di Messina. Il Mamertino Rosso, color rubino, è caldo e schietto, con un affinamento esclusivamente in acciaio di 24 mesi che è la sua perla distintiva (a fare eccezione è il Riserva Doc, lavorato per 12 mesi in rovere). All'olfatto note che virano alla frutta e al gusto secco, corposo e con una riconoscibile sapidità finale. Il bianco è un incrocio di Grillo e Ansonica, da vigne allevate sul mare, di fronte alle Isole Eolie;
  • Vigneti Verzera: nase nel territorio di Gesso (Me) con i fratelli Stelio (Segretario del Consorzio di Tutela Faro Doc) e Maria Luisa (architetto e membro appena acquisito dell'Associazione Nazionale Le Donne del Vino) che hanno abbracciato il progetto di famiglia e hanno formulato delle etichette uniche, con l'intuito dell'enologo Nicola Centonze: il Gypsos Faro Doc da un blend acuto e persistente di Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Nocera, secondo le possibilità del Disciplinare produttivo e Phos Igt Terre Siciliane Bianco che viene ricavato da uve Nerello Mascalese vinificate in bianco in acciaio, mixato con una percentuale di Chardonnay vinificato in tonneaux.

Gli avventori di “Bauso Wine” hanno potuto accostare ai vini, nella curva destinata al food fronte santuario, ottime specialità della memoria culinaria nostrana. A proporre “U Tuppu” ossia Brioche farcita con pesce spada affumicato e salsa al mojito ci ha pensato Caterina Merlino; “Buns senza lattosio e senza glutine” (Buns con lonza di suino cotta a bassa temperatura con maionese al limone Interdonato) ad opera di chef Giuseppe Micalizzi; una versione tutta estiva di Tiramisù senza lattosio - “Tiramisù fichissimo” (con crema pasticcera, mascarpone e fichi freschi) elaborata dal pastry chef Lillo Freni; assaggio di pesce gourmet con Rosaria Fiorentino e “Maremma che azzurro” (Alalunga scottata e panzanella di verdure alla maniera sicula); ancora dolce con Natale Isaia che ha presentato la “Bavarese ghiacciata” (Bavarese ghiacciata alla vaniglia, crumble alle mandorle e coulis di frutti rossi); In Forno - “Pane alla disgraziata” (Pagnotta di pane casareccio farcita con prosciutto cotto, salame piccante, provola stagionata, mozzarella, pomodori secchi e melanzane sott'olio); molto gettonati “Involtini double version” firmati Sacha Messina (La braciola, un classico della cucina messinese da testare all'interno di panino o coppo).

Bauso Wine: atmosfera del trascendente

Non è mancata neppure una gradita performance musicale del “C.P.M. JAZZ TRIO”, che ha dato il suo ok per il secondo anno e ha ribadito i suoi consensi dagli spettatori. Il piazzale abituato ad accogliere i fedeli e il Santuario Gesù Ecce Homo di Calvaruso (Me) con la sua peculiare tripartizione a fare da sfondo hanno impreziosito l'evento e l'atmosfera. La magnificenza del complesso, insieme al legame con la statua del 1634, forgiata da Frate Umile da Petralia, ha reso assolutamente pregevole l'intreccio di diverse culture vitivinicole con quella culinaria della Sicilia, con una totale armonia di promotori, aziende enologiche, scuola sommelier, chef e artisti. Ci sono elementi del trascendente rispetto all'esecuzione dell'egregia scultura del Cristo che voglio riportare perché la cultura del vino è un atto di perseveranza (considerato tale dai vignaioli): l'arrivo di Frate Umile a Calvaruso per la realizzazione dell'opera su commissione del Principe Don Cesare Moncada è stato correlato da discussioni fra chi doveva scegliere il cipresso. Pare che l'apparizione nella tenuta del convento di un cipresso con le foglie luccicanti fu la risoluzione miracolosa per il cenno dell'albero oppure un'altra leggenda è che il volto del Cristo fu terminato dagli Angeli.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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