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Galan tuteli l’extravergine L'olio come nuova frontiera della qualità

di Alberto Lupini
direttore
 
01 marzo 2011 | 14:43

Galan tuteli l’extravergine L'olio come nuova frontiera della qualità

di Alberto Lupini
direttore
01 marzo 2011 | 14:43
 

Il ministro Galan - e ci mancherebbe altro - lancia messaggi rassicuranti. Ma mai come in questo caso, e ci spiace rilevarlo, le sue parole sono solo 'politiche” e francamente fuorvianti o inutili. Di fronte allo scandalo dell'Europa che sdogana l'olio taroccato autorizzandone, sia pure entro nuovi limiti, quello deodorato e contenente alchil esteri, ci saremmo aspettati una presa di posizione ben più dura. Sembra invece che, come al solito, sull'olio il nostro Paese non voglia stare in prima linea. Eppure è proprio sull'olio extravergine di oliva che l'Italia può giocare la sua partita più importante per imporre la logica della qualità e della tracciabilità in campo alimentare, forte anche della tutela da parte dell'Unesco della Dieta mediterranea.

Non basta dire che il sistema di tracciabilità e di etichettatura già in vigore per l'olio di oliva extravergine in tutta Europa è una garanzia. E in particolare che lo sarebbe per gli oli italiani. Questo non è vero e il ministro delle Politiche agricole, che spesso ha trovato il nostro pieno sostegno, non può non saperlo. Già da tempo sull'olio di oliva l'Italia ha perso una battaglia storica (era ministro Luca Zaia) con la discutibilissima norma sulle etichette che ha rappresentato solo una vittoria della non trasparenza voluta dalla lobby degli industriali spagnoli (che controlla di fatto la produzione di oltre i due terzi dell'olio del Mediterraneo, compresi grandi nomi italiani). A tutt'oggi ci sono infatti ampi varchi alla libera interpretazione di cosa indicare in etichetta, in un pasticcio francamente eccessivo soprattutto per quanto riguarda le casistiche più comuni, come la miscela di oli di provenienza diversa. E questo senza considerare che da un paio d'anni l'Unione europea aveva già abbassato i limiti per cui un olio che prima sarebbe stato 'lampante” è diventato commestibile e se rettificato addirittura extravergine...

Come si può quindi dire che l'attuale etichetta già difenderebbe i consumatori? Con le nuove norme che di fatto regolarizzano la deodorazione degli oli che sono malfatti e che per varie ragioni (cattiva conservazione, frangitura errata, olive di scarsa qualità...) sono impoveriti dal punto di vista nutrizionale perché perdono molte delle loro proprietà antiossidanti, l'olio di oliva non commestibile di scarsa qualità può essere venduto come extravergine senza difetti! è vero che è inserito il limite per cui un extravergine è tale se la somma degli esteri etilici e metilici da acidi grassi è inferiore a 75 milligrammi per chilo. Ma questa percentuale è pur sempre intollerabile e, soprattutto, non c'è l'obbligo di indicare in etichetta che quel prodotto (che ci rifiutiamo di considerare extravergine) è stato 'deodorato”.

Poiché il provvedimento europeo tutela solo gli spagnoli e la grande industria (che solo in questo modo può vendere schifezze alimentari a 2,50 euro la bottiglia sugli scaffali della grande distribuzione), colpendo al cuore la produzione italiana di qualità (a cui l'extravergine autentico non può costare di sola produzione meno di 7-8 euro al litro...), chiediamo a Galan di prendere una posizione più netta. Oltre a obbligare l'indicazione della deodorazione in etichetta per la vendita almeno in Italia, il Ministro dovrebbe prendere esempio dal suo predecessore e fare da testimonial (anche con spot televisivi) a favore del vero olio extravergine italiano. Spiegando perché non può costare meno di quello usato per l'automobile. Invece che fare il ridicolo 'uomo panino” pro McDonald's come Zaia, farebbe un grande servizio al sistema Paese, che nell'extravergine autentico potrebbe trovare la nuova frontiera della battaglia per la qualità del Made in Italy a tavola.

Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net




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04/03/2011 09:42:00
4) Esiste una legge per l'istituzione di assaggiatori professionisti di olio d'oliva
Egregio Sig. Lupini, sono d'accordo con quanto riferisce e non commento la legge che per sua definizione deve essere applicata. Le ricordo però che la natura ci ha fornito di un organo molto sosfisticato, il Naso. Quando questo è ben allenato è insuperabile ed iningannabile. Tra le Leggi poi ve ne è tra tante una, la L.313/98 recepente le direttive dei Reg. Ce N. 2568/91 e Reg. Ce. N. 796/02 che permette la creazione di assaggiatori professionisti di olio da olive. Inoltre mi permetta di dirle che uno strumeno di facile soluzione per definire se un olio è o meno "tarocco" è la quantità e qualità dei polifenoli contenuti nell'olio. Ca va sans dire, più ve ne sono, più è buono. Faccio notare che per la legge italiana è vietato mettere in etichetta il quantitativo di polifenoli espressi in mg/l per non violare le norme sulla concorrenza. Curioso che per altri prodotti quali ad esempio il tè ciò si possa fare...


03/03/2011 16:21:00
3) Il nostro sistema Paese è un disastro
Sono d'accordo con il suo editoriale. Ma la filosofia delle decisioni sono importanti il buonismo non porta a nessuna parte ,penso ad un Europa più della gente che un Europa di banchieri e colletti bianchi. La globalizzazione ci chiede di essere concreti ,ma nello stesso tempo ci guarda se la società Italiana e pronta ad affrontare le democrazie mondiali. Sembriamo una società che vuole che gli altri prendano l'iniziative nei loro confronti e mentre noi dibattiamo di chi e più bravo ,altri paesi la fanno da leoni. A mio avviso il problema è che il nostro paese Socioeconomico e un vero disastro.


02/03/2011 15:34:00
2) Le leggi comunitarie permettono di tutto e di più sugli alimenti
Resta il fatto che le leggi comunitarie permettono di tutto e di più sugli alimenti: dal cioccolato senza cioccolato, alla panna artificiale, ai nomi dei vini di fantasia... Alla fine solo chi potrà permettersi prodotti di alta qualità sarà sicuro di quello che mangia, gli altri tutti a rischio salute.


02/03/2011 11:27:00
1) Non esistono analisi certe per incriminare l'olio deodorato
Mi sembra di aver capito che l'olio deodorato è e rimarrà fuori legge. Il problema è che non esistono analisi certe per incriminare l'olio deodorato. L'unica cosa che si può analizzare è l'elevato contenuto di alchilesteri che provano un forte sospetto che l'olio sia deodorato ma non vi è certezza perchè il contenuto di alchilesteri aumenta se tra la raccolta delle olive e la molitura passa troppo tempo, specialmente se il clima è eccessivamente caldo, come spesso accade in Spagna, che per questo motivo ha chiesto che il limite massimo sia elevato a 150 mg/kg contro il 15 dei nostri frantoi. Si spera in futuro che il limite massimo venga abbassato.




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