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Fat tax e pesce crudo in Italia Il “decretone” potrebbe slittare

Se in Europa la tassa sul junk food è una realtà, in Italia la stretta anti-obesità di Balduzzi divide: ci sono dubbi sul confine oltrepassabile dallo Stato. Il decreto potrebbe non essere sul tavolo del Consiglio dei ministri perché alcuni dicasteri hanno sollevato dubbi di costituzionalità

30 agosto 2012 | 10:05
<i>Fat tax</i> e pesce crudo in Italia Il “decretone” potrebbe slittare
<i>Fat tax</i> e pesce crudo in Italia Il “decretone” potrebbe slittare

Fat tax e pesce crudo in Italia Il “decretone” potrebbe slittare

Se in Europa la tassa sul junk food è una realtà, in Italia la stretta anti-obesità di Balduzzi divide: ci sono dubbi sul confine oltrepassabile dallo Stato. Il decreto potrebbe non essere sul tavolo del Consiglio dei ministri perché alcuni dicasteri hanno sollevato dubbi di costituzionalità

30 agosto 2012 | 10:05
 

Dal 'cibo spazzatura”, principale responsabile dell'epidemia di obesità del mondo occidentale, una risorsa economica per i governi in cerca di finanziamenti per la sanità o per altri comparti in difficoltà. Non c'è solo il ministro della Salute italiano, Renato Balduzzi, a pensare a una tassa per bibite zuccherate e alcool. Ma in Italia, il Decreto legge in 27 articoli, volto a introdurre una 'stretta” sulle forme di dipendenza dal fumo e dai giochi, e a scoraggiare consumi di bibite zuccherate e a regolare quelli di pesce crudo, nonché a riformare le modalità di servizio dei medici di famiglia, i criteri di nomina dei direttori sanitari, fino alla cartella clinica 'dematerializzata” in forma elettronica e ai farmaci innovativi, potrebbe non essere sul tavolo del Consiglio dei ministri di venerdì 31 agosto, visto che alcuni dicasteri hanno sollevato dubbi di costituzionalità, di merito e di copertura.



In Europa, invece, la Danimarca - Paese che in realtà non ha grandi problemi di obesità - ha fatto da apripista, introducendo nel 2011 la tassazione sugli alimenti con oltre il 2,3% dei grassi saturi, con l'obiettivo di utilizzare le risorse per ridurre le imposte sul lavoro.

Ma nonostante lo scopo nobile e condiviso nel Paese, non sono mancate le polemiche, legate alle riduzione dei consumi, con le critiche in particolare dei produttori, che denunciano scarsi risultati della normativa. Anche la Francia ha tassato, dall'inizio dell'anno, le bibite con zuccheri aggiunti, un modello seguito largamente nella bozza del 'decretone” del ministro Balduzzi. Oltralpe, infatti, l'imposta, pesa sui produttori che pagano 7,16 euro ogni 100 litri commercializzati, ma anche sui consumatori che pagano 11 centesimi in più per lattina.

Il ricavato della tassa, circa 280 milioni l'anno secondo le stime del precedente Governo (che l'ha introdotta), è destinato a coprire le spese per Welfare e settore agricolo. Ma il balzello non ha convinto i francesi che, in un recente sondaggio, hanno espresso nella stragrande maggioranza (92%) il dubbio che serva solo a riempire le casse dello Stato senza benefici reali per i servizi sociali. Bevande nel mirino anche in Ungheria, dove è prevista una tassa per quelle non salutari che contengono oltre 20 milligrammi di caffeina ogni 100 millilitri.

In Gran Bretagna, invece, si è parlato più volte di possibilità di tassare il cibo spazzatura, soprattutto in funzione anti-obesità, e di aumentare le tasse sull'alcol. Ma per il momento Governo ha solo vietato la pubblicità delle merendine in tv e sui giornali. Più complessa la situazione degli Stati Uniti, dove alle tendenze salutiste, fortemente sostenute da Michelle Obama, si contrappone un forte spirito di tutela delle libertà individuali. Molti Stati, comunque, hanno già adottato norme per scoraggiare il junk food. Emblematico il caso di New York, dove il sindaco Michael Bloomberg sta conducendo una decisa battaglia contro gli stili di vita scorretti.

All'inizio dell'estate Bloomberg ha proposto una contestatissima norma, per il bando delle bibite gassate e zuccherate in taglia maxi. Se la proposta sarà approvata, da marzo 2013 spariranno le bottiglie e bevande alla spina extra-large. Ma le buone intenzioni del primo cittadino newyorkese non sembrano essere particolarmente gradite, secondo un sondaggio dell'università di Quinnipiac. Oltre il 54% degli abitanti della 'Grande mela” è totalmente contrario alla riduzione della grandezza di lattine e bottiglie.

Il sindaco, soprannominato 'tata Bloomberg”, è accusato di essere ossessionato dal salutismo tanto da mettere in discussione la libertà di scelta del singolo. All'inizio dell'estate, dopo l'annuncio della misura per limitare l'uso delle bibite, il Centro per la libertà dei consumatori (Center for Consumer Freedom) aveva pagato un'intera pagina del New York Times, dove accanto alla figura di Bloomberg vestito da bambinaia, campeggiava la scritta «I newyorkesi hanno bisogno di un sindaco non di una tata».

In Italia, invece, da tempo c'è chi sottolinea l'inutilità di questa tassa. Lino Stoppani, presidente Fipe-Confcommercio sostiene che «mettere una nuova tassa, sia pure di pochi centesimi, per disincentivare il consumo di bevande analcoliche gassate considerate dannose per la salute non porterà a nulla di fatto».

«L'educazione alimentare – approfondisce Stoppani – si coltiva sollecitando il consumatore a conoscere i valori nutrizionali di ciò che beve e di ciò che mangia. E questa educazione deve partire dalle aule scolastiche, perché un bambino ben educato al cibo diventerà un consumatore più consapevole. Questa tassa di scopo porterà solo a diminuire le vendite di bibite gassate oppure a ridurre i fatturati di baristi e ristoratori».


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