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Chiude Le Vigne, storica osteria dei Navigli. I titolari: Colpa degli apericena

Le Vigne chiude dopo 36 anni. Fondata nel 1988, era un punto di riferimento per artisti e abitanti del quartiere, ma il cambiamento della zona e l'arrivo di turisti e nuovi locali hanno segnato la fine di un'era

 
30 novembre 2024 | 17:33

Chiude Le Vigne, storica osteria dei Navigli. I titolari: Colpa degli apericena

Le Vigne chiude dopo 36 anni. Fondata nel 1988, era un punto di riferimento per artisti e abitanti del quartiere, ma il cambiamento della zona e l'arrivo di turisti e nuovi locali hanno segnato la fine di un'era

30 novembre 2024 | 17:33
 

Nel cuore di Milano, tra il Naviglio Grande e la storia che si fonde con ogni pietra, un altro capitolo si chiude. Il 1° gennaio 2025 segnerà la fine di un'era: la storica osteria "Le Vigne" abbasserà per l'ultima volta la saracinesca. Dopo decenni di piatti tipici e incontri memorabili con poeti e artisti, come Alda Merini e Fabrizio De André, la trattoria di Ripa di porta Ticinese cede alla modernità di un quartiere sempre più dominato da turisti, locali trendy e B&B.

Chiude Le Vigne, storica osteria dei Navigli. I titolari: Colpa degli apericena

Chiude l'osteria Le Vigne in Ripa di Porta Ticinese a Milano

Le Vigne, un'osteria che racconta Milano

Aperta nel lontano 1988, "Le Vigne" ha accolto generazioni di milanesi e non, dando un assaggio della Milano autentica, quella lontana dai luoghi comuni e dall'effetto apericena che ormai spopola. Roberto e Angela, i proprietari, raccontano al Corriere della Sera con un misto di nostalgia e rassegnazione di come la zona sia cambiata. Se un tempo il locale era frequentato da operai, artigiani e abitanti del quartiere, oggi il flusso di turisti ha stravolto il volto dei Navigli, trasformandoli da cuore pulsante della città a palcoscenico turistico.

Le Vigne, dai piatti della tradizione alla nostalgia di un tempo che fu

A pranzo, "Le Vigne" era la casa degli operai e dei lavoratori, i cui pasti consistenti e casalinghi come risotto giallo, ossobuco e cotoletta erano il vero comfort dopo una lunga giornata di fatica. La sera, il locale si trasformava in un punto di ritrovo per famiglie, coppie e personaggi dello spettacolo. Tra le mura di legno e le bottiglie di vino, sono passati tra le forchette di Roberto e Angela non solo artisti come De André e Ghezzi, ma anche poeti come Alda Merini, che, all’inizio della sua carriera, non poteva permettersi il lusso di una cena ma trovava sempre accoglienza in questo angolo milanese.

Il cuore della Milano che cambia

Con il passare degli anni, il quartiere ha subito un processo di gentrificazione che ha lasciato poco spazio a botteghe storiche come quella de Le Vigne. I locali storici sono stati rimpiazzati da tendenze più moderne, tra aperitivi costosi e locali per turisti, che hanno reso la zona più “glam” ma anche più lontana dalla sua autentica essenza. La tradizione dell'osteria si è allontanata dai Navigli, dove oggi la cucina casalinga e familiare non ha più la stessa risonanza. Roberto, con le mani callose e il sorriso burbero, lamenta questa trasformazione, pur non potendo fermare il mutare del corso degli eventi.

La decisione di non rinnovare l'affitto ha segnato la fine di una lunga tradizione. Eppure, il cuore di Roberto e Angela non abbandonerà mai quel luogo. «Non sono triste, ma dispiaciuto. È come vedere una parte di me che se ne va» spiega Roberto, mentre osserva le foto appese alle pareti, che immortalano il quartiere che non c’è più: volti di personaggi che oggi non esistono più, ma che un tempo animavano il locale con le loro storie. Il cambiamento è evidente, eppure qualcuno spera ancora che la magia di Le Vigne possa ritornare, magari sotto altre forme, ma sempre legata alla tradizione di una Milano che resiste.

I Navigli: tra tradizione e nuove tendenze

A chi cerca un angolo di Milano che resista alla frenesia del turismo di massa, Le Vigne è stato un rifugio sicuro. Oggi però, con la chiusura di questo storico locale, il quartiere dei Navigli perde una delle sue testimonianze più autentiche. Da un lato, la città si evolve, cresce, si adatta alle richieste di un mondo sempre più globalizzato, ma dall’altro, perde le sue radici più profonde. La chiusura de Le Vigne è il simbolo di un cambiamento che non si ferma e che non può essere fermato. Ma come tutte le storie che finiscono, lascia dietro di sé un ricordo, una nostalgia per quello che è stato e che non tornerà più.

Con la chiusura di «Le Vigne», Milano sembra perdere una parte della sua identità più vera, quella che ha saputo accogliere le diversità, le storie e le tradizioni in un abbraccio che non chiedeva nulla in cambio. Oggi, la città è sempre più una metropoli globalizzata, dove la tradizione fatica a ritagliarsi uno spazio. Eppure, restano i ricordi di chi ha saputo apprezzare e vivere la Milano di una volta.

Il cambiamento è inevitabile, ma la speranza è che, tra un locale per apericena e un ristorante di lusso, possa ancora esserci spazio per quelle realtà che raccontano la Milano vera, quella che non ha paura di mostrarsi nelle sue sfumature più umili e genuine.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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